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Psicodramma della Manipolazione Affettiva

  1. Il manipolatore colpevolizza gli altri e li ricatta facendo leva sui doveri del ruolo familiare. dell'amore, della coscienza professionale, ecc. Nelle dinamiche familiari del figlio genitorializzato questa manipolazione del figlio da parte di un padre (che mette il figlio nel ruolo del padre cattivo del padre) arriva al punto che il figlio manipolato può sentirsi in colpa di essere manipolato e avverte un permanente senso di disagio esistenziale per un crimine che non ha commesso. Esemplare è la rivelazione dei pensieri segreti di Luigi il rapinatore (video DSNS al punto 00:49:41).
  2. Ricorda e fa sentire agli altri che bisogna essere perfetti, che non si deve mai cambiare opinione, che occorre sapere tutto e rispondere immediatamente a richieste e domande, pena l’esibizione tormentosa delle sue sofferenze, di disturbi e problemi vari. Il metodo più efficace, in quanto al di là delle parole, è quello di una svalutazione paralinguistica basato su espressioni degli occhi e posizionamento del corpo nello spazio.
  3. Per soddisfare le proprie necessità, fa leva sui principi morali degli altri (cortesia, umanità, solidarietà, antirazzismo, generosità). A differenza del suonatore ambulante o del giocoliere, il mendicante lamentoso (che ostenta bambini, cani o bisogno di pane o medicine) capitalizza su questa dinamica. Aggredisce il passante creando uno stato di compassione e colpa. La vittima deve pagare per liberarsi del disagio. L’inevitabile conflitto tra pietà e fastidio attivato nella vittima aumenta il potere della manipolazione. 
  4. Mette in dubbio a vari livelli, in vari stili e in varie intensità le qualità, la competenza, la personalità altrui, svaluta e giudica. Nella fase successiva a quella iniziale della seduzione (in cui il M. idealizza la persona per sedurla) diventa sempre più avaro di conferme, lodi e complimenti che però richiede di continuo per sé. Può notare mezzo millimetro di origano nascosto in una piega di lattuga gridando che si tratta di un insetto che rovina il piatto. Addestra, con una serie martellante di microtraumi, la vittima all’idea di essere essenzialmente colpevole (del disagio subconscio che per via transgenerazionale tormenta il M.) ma che l’altro potrebbe forse farsi perdonare comportandosi molto bene. Questa dinamica può degenerare nel gioco perverso della Dominatrice piangente. In un caso la moglie in preda all’alcool disse al marito io voglio che diventi il mio schiavo…
  5. Geloso e possessivo. Il M. può essere geloso, anche di un genitore o di un parente, di un amico, di un conoscente. In un caso a noi noto il M. era geloso della  simpatia che il coniuge riscuoteva nel suo quartiere e addirittura del fatto che i passanti si rivolgessero spesso a lui per chidere informazioni stradali ("...perché sempre a te e mai a me?"). La gelosia si estende a una persona che il partner ha frequentato nel passato, in una forma di aggressione retroattiva che mette la vittima in condizione di dover nascondere parti della sua esperienza storica con vergogna e timore.
  6. Utilizza lusinghe per adularci. Fa regali o diventa improvvisamente pieno di premure verso di noi. Queste oasi hanno la funzione di non esaurire la vittima spingendola a chiudere il rapporto. La tortura presuppone la sopravvivenza del torturato che resta confuso della contraddizione tra i vari momenti.
  7. Fa la parte della vittima per farsi compatire (esaspera i suoi malesseri e il suo carico di lavoro). Il manipolatore ricorre spesso all'autocommiserazione. E' convinto di essere la vittima dell'incompetenza, della mediocrità e delle debolezze degli altri. E non è facile confortarlo. In realtà rifiuta il conforto. Desidera lamentarsi, non risolvere il problema di cui si lamenta. Vuole il contenimento non la soluzione del problema, cosa che fa sentire la vittima impotente e povera. E naturalmente in colpa per la sua inevitabile insofferenza.
  8. Rifugge dalle sue responsabilità riversandole sugli altri.
  9. Non comunica chiaramente le sue richieste, i suoi bisogni, i suoi sentimenti e le sue opinioni. Accenna in modo impersonale al fatto che manca il caffè in cucina. Non domanda per cortesia di andarlo a comprare. Inutile dire che la psicopatologia del M. sfugge ai criteri base della vita civile raccomandati da ogni galateo. Da questo punto di vista il M. è definibile come maleducato.
  10. Risponde molto spesso in modo vago. Questo gli consente un margine di manovra infinito e contraddittorio nel quale sguazza la sua potenza relazionale.
  11. Cambia argomento con disinvoltura nel corso di una conversazione. Cosa che esaspera l'altro e lo mette in condizione di sentirsi dire che è aggressivo. Il salto di tema riguarda livelli e paralivelli del problema di cui si parla ma in casi estremi arriva a un tessuto schizoide di nessi laterali la cui unica costante è che la vittima è in difetto.
  12. Evita i colloqui e le riunioni. In genere i gruppi in quanto diminuiscono il delirio a due e aumentano la possibilità di avere testimoni della M.ne in atto.
  13. Fa arrivare i suoi messaggi attraverso intermediari. Telefona invece di parlare di persona o lascia appunti scritti con prescrizioni.
  14. Invoca ragioni logiche per mascherare le sue richieste ma se l'altro risponde sul piano logico, passa ad argomentazioni sentimentali.
  15. Predica il falso per sapere il vero. Deforma, interpreta, affabula e ingigantisce ma sempre per mettere l'altro in posizione di difetto, mai per magnificare il suo comportamento e le sue qualità.
  16. Non sopporta le critiche e nega l'evidenza. Ogni accusa è accolta con le parole: "Non mi massacrare, non essere aggressivo/a, lasciami tranquillo/a."
  17. Fa minacce velate di abbandono o ricatta apertamente: “Se fai così, me ne vado. Ti lascio… vedrai dopo come ti senti...”
  18. Semina zizzania, crea sospetti e conflitti per avere la situazione sotto controllo e per provocare la rottura della coppia o di accoppiamenti della vittima con altre persone. L'uso del no e derivati è altissimo. Prevale la descrizione al negativo di fatti, movimenti, persone.
  19. Cambia idea, comportamenti, opinioni a seconda delle persone e delle situazioni. Spesso cambia anche stile e modalità. Ad esempio concentra il suo malessere sul partner e mette in piedi un'immagine amabile di se in altri ambienti che il partner non può frequentare e spesso nemmeno incontrare per una sola volta. In questo stessi luoghi rappresenterà un'immagine persecutoria del partner. Il meccanismo di scissione coincide con la tendenza a evitare riuniuoni colleggiali. Punta quindi sul fatto che il contesto A ignora il contesto B e che non si possano consultare tra di loro.
  20. E’ egocentrico ma più spesso nell'autocommiserazione che nell'orgoglio per qualcosa di reale che ha fatto.
  21. I suoi discorsi sulla propria vita sembrano logici e coerenti, mentre i suoi modi, le sue azioni e il suo stile di vita non lo sono affatto.
  22. Si riduce sempre all’ultimo momento per chiedere, comandare o far fare qualcosa agli altri. Lo stato di emergenza e panico favorisce infatti il potere delle sue richieste perché una mancanza di soccorso attiverebbe conseguenze problematiche creando nell'altro un senso di colpa.
  23. Non tiene conto dei diritti, dei bisogni, della situazione e dei desideri altrui. Quasi avesse un difetto di neuroni specchio in entrata mentre ne ha un eccesso in uscita. Cosa che irrita l'altro e lo porta a sentirsi stressato e ad essere reattivo, spesso in modo incompensibile per chi vede la sequenza la prima volta senza sapere la lunga serie di precedenti.
  24. Ignora in pratica le richieste che gli sono state fatte (nonostante dica di occuparsene).
  25. Produce uno stato di malessere o un sentimento soffocante e infantile di non-libertà che può spingere la vittima a evitare tensioni facendo ricorso in modo pratico ma infantile a omissioni e bugie di cui poi si vergogna e che, spesso, saranno smascherate. Da questo punto di vista ci fa fare cose che probabilmente non avremmo fatto spontaneamente.
  26. È efficiente nel perseguire i propri fini, ma a spese altrui. E' invece molto inefficiente nel perseguire, intuire o prevedere i bisogni dell'altro.
  27. È costantemente oggetto di discussione tra le persone che lo conoscono, anche quando lui non è presente.
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