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PLUTONIAN PSICOPLAY CON ALLEN GINSBERG A BOULDER - 1978

Nel 1978, mentre Ottavio, al quinto anno di amore pivanesco, si cala anima e corpo nella sua prima analisi con Aldo Carotenuto e nel training di psicodramma analitico con i Lemoine, Fernanda gli fa una proposta estiva irrifiutabile: partire con lei per un mese alla volta del Naropa Institute di Boulder in Colorado, diretto da Chogyiam Trungpa un eccentrico Rimpoche tibetano che Ginsberg ha conosciuto a New York aspettando un taxi sotto la pioggia.
I due maestri si sono piaciuti al volo e ora dirigono un Istituto per la liberazione della mente, attravero la poesia e discipline orientali come il buddsmo o il tantrismo, che in estate ospita nel campus dell'università corsi di scrittura, dove convergono musicisti, poeti e artisti di avanguardia. A Boulder il giovane produttore e regista Costanzo Allione, per 
girare un docufilm sugli eroi della Beat Generation, ha proposto alla Pivano, ambasciatrice dell'Altra America, di intervistare i suoi amici scrittori: soprattutto Ginsberg, Gregory Corso, Timothy Leary, William Burroughs. Con l'invito in Colorado, Fernanda ricambia le gite in auto di Ottavio al Parco Nazionale di Abruzzo per avvistare l'Orso Marsicano con escursioni a Opi, Civitella Alfedena e Villetta Barrea. Così facendo rimpiazza la casa di don Benedetto Croce con il Naropa Institute e il Centerbe di Pelino con l'LSD di Leary. Tutto sommato l'offerta è accettabile. Il ruolo ufficiale di Ottavio nel film è quello di "responsabile delle attrezzature e delle spedizioni" e ufficiosamente implica quello, assai più psicodrammatico e proteiforme, di assistente della grande americanista di cui Costanzo Allione (come tutti i registi che hanno avuto a che fare con lei) teme qualche momento di crisi e capriccio sul set. I costi per il giovane psicologo sono a carico della produzione finanziata dal padre di Allione con un buget tutt'altro che hollywoodiano: la troupe parte da Fiumicino portandosi dietro casse di luci e cineprese e persino di microfoni e stativi. 

Lasciando il Trastevere della Festa de Noantri (dove la sera Ottavio è felice di far felice la sua amata, a colpi di zucchero filato, panini alla porchetta e fette di cocomero) il gruppo sbarca prima a New York e da lì sbarca a Denver, col suo terapeuta dei bagagli perduti. La cittadina di Boulder (specie nel microcosmo del Naropa Institute) è di una dolcezza sorprendente e il pantheon degli scrittori trasuda un fascino letterario e personale al di sopra di qualsiasi aspettativa. Ovunque gioventù di una bellezza, sexy/spirituale, la più irresistibile di tutte. Gli anziani sono tutti saggi o perlomeno lo sembrano. Allione si innamorerà subito di una donna incantevole che poi sposerà avendone due gemelli. Soprattutto splende l'incontro con Ginsberg ("padre" dei Beat e poeta musicante) che resta nel ricordo di Ottavio la persona più libera e più creativa, più generosa e più carismatica che abbia mai incontrato fino a quel momento: una versione, estroversa e piena di sentimento lirico, del suo primo maestro Juan Rodolfo Wilcock che gli ha insegnato a scrivere.
I Boulderani stretti sono fuori di testa per Kerouac, come i Trasteverini per Claudio Villa ma gli sponsor del Naropa Institute, che fanno party nelle loro case, conoscono Fellini e Pavarotti e sono affascinati dalla cultura italiana: basta canticchiare O Sole Mio o Luna Rossa (anche stonando) per mandarli in visibilio. Se rifai un monologo di Eduardo de Filippo, lo capiscono senza capire una parola.Una sera che, al culmine di un sociodramma, Ottavio tira fuori dal cilindro la gag degli spaghetti di Miseria e Nobiltà, i padroni di casa lo portano in trionfo nel giardino e lo buttano nella piscina tra grida e applausi. 

Nel gruppo dei poeti e degli scrittori, circondati da studenti, studiosi, psicodrammatisti New Age che di Freud hanno solo una vaga idea, terapeuti della Gestalt, qualche Puer Aeternus da Big Sur, astrologi junghiani, agopuntori taoisti, musiscisti esoterici, filantropi radicali (GLBT e oltre) circolano, tra un reading e un workshop nudista, un concerto di Meredith Monk, una cerimonia giapponese iniziatica, la pratica variabile di yoga e meditazione, clivi erotici e poetiche alternative, blitz di santi laici, conferenze di Thimothy Leary, lezioni di calligrafia, offerte di funghi allucinogeni appena colti nel bosco, sit-in politici di protesta contro la fabbrica di Plutonio di Rocky Flats, gite in New Messico su aeroplanini a elica. E, per quel che riguarda Ottavio, quando non c'è bisogno di lui per piazzare i cavi delle luci, cavalcate con un collega psicologo canadese con tuffi in laghi e fiumi tra le montagne. Acqua, boschi e cavalli.
Boulder è praticamente la Disneyland dei filosofi. Pescasseroli è un'altra cosa. Quest'angolo di Colorado è uno spazio ectopico dove il meglio dell'America si combina al meglio dell'Anti America. Un cocktail di Arte e Sogno. Spiritualità e Controcultura. Ricchezza e Libertà. Incredibile e vero, tanto più girandoci un film centrato sul genio di Ginsberg e sulla guida della grande americanista in trasferta.


Non manca - ed è un peccato che di questo peccato Allione non parli per nulla - la componente Ombra di sospette manipolazioni erotiche nelle stanze segrete del Rimpoche, che anticipano quelle che Sorrentino e Contarello immagineranno nei sotterranei del Vaticano del loro Young Pope del 2016. Ma alla luce del sole il clima di liberazione sessuale scorre civile, pensato e pacifista col supporto ideologico di Ginsberg, Corso, Anne Waldman. Sui binari di Rocky Flats, quando i poliziotti portano via i dimostranti, a Ottavio sembra di vedere Bertrand Russell con una foglia di marjuana tra le labbra.
Dal punto di vista della teoria moreniana, l'adempimento delle funzioni di ruolo previste per il dr. Ottavio Rosati, salta in aria perché sarà proprio lui a fare alcune bizzarrie anti produttive che si temevano da parte della prof.ssa Fernanda Pivano. Dopo gli psicodrammi nel senso di Moreno, arriva l'acting out nel senso di Freud. Fatto sta che, un mese dopo, il giorno della partenza da Denver, l'allievo ventottenne di Carotenuto si rifiuta di tornare in Italia con la troupe perché, a causa di un'inflazione del Puer inconscio (come spiegherà a Roma il suo analista), ha deciso che vuole restare a vivere in America. Come se quella che ha conosciuto fosse davvero l'America reale dove curarsi una carie costa mille dollari: Fernanda (che a Milano vive in una casa di Sottsass con dodici finestre su un parco interno di via Montenapoleone) naturalmente non apprezza la proposta di restare in Colorado con lui in una tenda di 
Buckminster Fuller e, furibonda, non gli rivolge la parola per due giorni. Tutti gli altri, non volendo lasciare Ottavio libero della sua "follia", invece di mandarlo a quel paese (anzi di lasciarcelo), perdono volo e biglietti per New York, gli sequestrano i documenti e decidono di tornare indietro in città dove attendono diversi giorni che lo psicodrammatista della produzione trsti senza un soldo, recuperi la ragione e torni in sé. Il solo a dargli ragione è il direttore della fotografia Alberto Grifi che si offre addirittura di fargli un prestito in dollari con cui magari potrebbe aprire un teatro di psicodramma con luci e suoni. In futuro la gruppo-analista Giusy Cuomo spiegherà tutto questo a Ottavio in chiave Foulkesiana: si capisce che non potevano lasciarti libero perché tu rappresentavi quella parte sognatrice di tutto il gruppo che voleva restare nel Paese dei Balocchi. La Madre Mediterranea non lascia mai i suoi figli in libertà. 
Ovviamente Ottavio finirà per partire, in cambio della promessa di Fernanda di andare con lui in Francia agli psicodrammi lacaniani dei Lemoine, dove lei avrebbe dormito tutto il tempo, per jet leg, per noia e per difesa. E, da responsabile delle attrezzature, si scuserà con Costanzo Allione che, dopo questo suo docufilm, si sarebbe occupato di sciamani dell'Alaska.
Ancora più memorabile, per tutta la durata del soggiorno a Boulder, fu l'imperturbabilità professionale con cui la Pivano, ammirata e conosciuta da tutti, svolse sempre il suo ruolo di intervistatrice di personaggi tra genio e follia mantenendo un aplomb vittoriano. Come se fosse protetta da un'invisibile bolla di cristallo anti alcool, anti fumo, anti tutto ciò che fosse minimamente dionisiaco. Sempre che tale astinenza non la si voglia spiegare sulla base di un inconscio appalto della sua psiche "Naropizzata" al suo psicologo personale col timbro I am not a toy-boy sul passaporto.
Ed è anche possibile che l'acting dell'aeroporto abbia generato un'inversione di ruolo trent'anni dopo tra Fernanda e Ottavio, finalmente passato dal ruolo di assistente a quello di regista. Mi riferisco allo scherzetto/dolcetto che la mitica Pivano gli avrebbe restituito a Cinecittà nel 2001 quando Rosati finì di montare Generazioni d'Amore e Pivano disse grazie no, questo film è troppo bello per diventare vero. Del viaggio a Boulder, e di tutto il resto, una parte senex di Fernanda fece sparire tutto senza resti, a conferma della teoria di Jung che l'Animus è una volpe abilissima a cancellare le sue tracce con la coda. Per fortuna, grazie alla generosità di Allione, Genamore comprende le commuoventi sequenze di Fried Shoes Cooked Diamonds in cui Ginsberg canta Father Dead e Gregory Corso The Bomb con la Nanda sullo sfondo, col cappellino tibetano, che batte il ritmo con le mani.
Fatto sta che, mentre Ottavio cavalcava nei boschi, Fernanda a Boulder tra i suoi Beat passava ore tranquillamente a prendere appunti con la matita 3B su una tablette. Astinente da tutto tranne che dalla scrittura. Chiusa per ore in aule che si riempivano di fumo e profumi esoterici. Quando Ottavio apriva finalmente la porta, la ritrovava ancora lì a trascrivere le visioni altrui, compostamente sulla sua sedia, perfettamente seduta, vestita anzi stirata senza una piega, in mezzo a un tappeto di poeti e musicisti più o meno stravaccati, strafatti, stravolti. Peggio di uno psichiatra lacaniano che dirige uno psicodramma. Assolutamente incapace di sbagliare. Mentre Corso, Leary, Orlowsky... avevano preso e bevuto di tutto, dal Chianti alle aspirine di Leary, la Signora dei Beat aveva accanto solo qualche bottiglietta di acqua Perrier. Unica audacia: il piacere di restare a seno scoperto e bellissimo accanto a quello di Anne Waldman quando la mattina traducevano insieme canzoni e poesie sotto gli alberi e il sole. Inevitabile che tra Fernanda e Ottavio scoppiassero spesso dei litigi sul ring di Chi ha paura di Virginia Wolf? mentre Ginsberg tentava di fare da terapeuta della coppia. Ne uscì Allen da grande poeta, regalandomi, con un abbraccio, una copia della sua Plutonian Ode (la sua meravigliosa preghiera in poesia contro la Bomba atomica) con una dedica:  For Ottavio: I tried avoid hunger in this Rhapsody. I doubt succeed but I was aware of the problem. 

 

 

FRIED SHOES COOCKED DIAMONDS 

un docufilm di Costanzo Allione

Regia di Costanzo Allione
Commento di Allen Ginsberg

Direttore della fotografia Alberto Grifi
Interviste di Fernanda Pivano

con

ALLEN GINSBERG, GREGORY CORSO, ANNE WALDMAN, WILLIAM BURROUGHS, TIMOTHY LEARY
AMIRI BARAKA (Leroi Jones), DIANE DI PRIMA, PETER ORLOVSKY, MIGUEL PINERO, 
MIGUEL ALGARIN, MEREDITH MONK, ARAWANA HAYASHI, CHOGYAM TRUNGPA RINPOCHE

(Documentario, USA, 1979, 55’) 

(clicca qui per il video)
 

Dopo la seconda guerra mondiale un gruppo di giovani artisti, scrittori soprattutto, accomunati da una grande amicizia e da una generale disillusione nei confronti dei valori imposti dal Sogno Americano, era alla ricerca di nuovi e diversi mezzi di espressione di sé e dei propri ideali. Presto i loro scritti trovarono un vasto pubblico e i media americani si accorsero del loro stile di vita bohemien, dando a questo movimento il nome di Beat Generation. Facevano parte di questo gruppo Jack Kerouac, William Burroughs ed il poeta Allen Ginsberg, che formavano essenzialmente 'la trinità dei beats' e influenzarono il lavoro di molti altri in questo periodo, compreso il movimento hippy degli anni '60.
Questo documento, girato dall’italiano Costanzo Allione con i contributi significativi della narrazione di Allen Ginsberg e delle interviste di Fernanda Pivano, documenta una riunione di poeti beat e di loro compagni di strada alla Jack Kerouac School of Disembodied Poetics di Boulder, Colorado, negli anni Settanta. 
La pellicola mette in mostra la facilità di parola e di comunicazione di poeti che leggono le proprie poesie, discutono delle proprie idee e partecipano ad una manifestazione anti-nucleare a Rocky Flats.
Tema del film e' il punto d'arrivo in cui ciascuno dei protagonisti della "beat generation " e' personalmente giunto alla fine degli anni ’70: cio' che ciascuno di loro pensa in quel preciso momento e come il seme gettato negli anni '50 e '60 si sia sviluppato fino alla fine degli anni ‘70.
Le conversazioni e discussioni filmate fanno parte del loro vissuto. Sono sorte spontaneamente.
Nulla era predisposto, concordato. La troupe ha vissuto con loro a stretto contatto quotidiano per quattro settimane,
mangiando e dormendo sotto lo stesso tetto e seguendoli ovunque.
A questo gruppo di poeti accadde qualcosa di veramente unico. Hanno avuto l'occasione di riunirsi, vivere nello stesso edificio, leggersi a vicenda le proprie composizioni, far colazione insieme, andare agli stessi party, partecipare alle stesse discussioni politiche e avere scambi reciproci e con i loro seguaci.
Luogo e ambiente di tutto questo e' il Naropa Institute, ideato e fondato da Chogyam Trungpa Rinpoche, lama tibetano con cui Ginsberg ha avuto rapporti di amicizia e di studio a partire dal I970. L'istituto e' situato a Boulder nel Colorado, sulle colline che sorgono ai piedi delle Montagne Rocciose.
Ginsberg e' il direttore del dipartimento di poesia dell'Istituto cui e' stato dato il nome di "The Jack Kerouac School of Disembodied Poetics" (scuola di poesia disincarnata). In tale veste ha riunito gli ormai dispersi sopravvissuti protagonisti della "beat generation": da William Burroughs a Gregory Corso, Peter Orlovsky, Anne Waldman, Leroi Jones, Ken Kesey, Michael McCLure, Diane di Prima, Philip Whalen.
I poeti sono stati filmati durante "readings" in pubblico, nell'intimita' delle loro stanze, ai parties, durante interviste, come durante la dimostrazione al Rocky Flats centro di produzione di bombe al plutonio.
II film presenta una sintesi dei loro diversi punti di vista sui modi piu' efficaci che esistono per far progredire ed innalzare la societa' e l'individuo.
Un aspetto particolarmente interessante che se ne ricava e la loro diversita' individuale unita al grande rispetto reciproco, alla quasi familiare cortese attenzione e all'affetto che hanno l'uno per l'altro.
Altro aspetto interessante e' la concezione del progetto educativo che vede poeti insegnare poesia e non come di solito studiosi o critici letterari.
Il film non e' tanto sulla politica, sul buddismo o su determinate personalita', quanto sull'integrazione dell'arte nella vita d'ogni giorno come ce ne danno l'esempio questi poeti.
Al contrario di come spesso avviene, non predicano una cosa per fare poi il contrario. Ciascuno a modo suo integra le proprie idee nella propria esistenza.
Per Ginsberg si tratta della meditazione e dell'osservazione e percezione diretta, per Corso della fondamentale sanita' insita nel caos e nella condotta impulsiva, per Leroi Jones del comunismo, per Timothy Leary dell'evoluzione neurologica e geografica,
per Orlovsky della produzione di cibo sano per mezzo dell'agricoltura bio-dinamica e cosi via.
Il film ha un interesse che, superando quello dell'attualita', si proietta nel futuro.

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