PSICODRAMMI CON RIPRESE iPov3 IN STRUTTURE TERAPEUTICHE DI SIENA - 2012
E' passato un anno dal grande socioplay "Il Rischio della Felicità" che combina lo psicodramma di Moreno con il Flash Mob urbano. Ottavio Rosati e Luciana Santioli, psicologa del Servizio Dipendenze della USL di Siena e docente della scuola IPOD, organizzano in Toscana con la supervsione clinica del prof. Accursio Gennaro (Facoltà di Psicologia di UniRoma Sapienza) e la supervisione tecnologica di Antonio Rossi (inventore di iPov3) una nuova ricerca centrata sull'importanza della registrazione video dello psicodramma.
Al momento non ne eravamo consapevoli ma questa nostra insistenza a documentare attentamente giochi e realtà era una reazione a due eventi traumatici che avevano colpito la scuola di psicodramma appena riconosciuta dal Ministero della Ricerca Scientifica. Il primo era la scoperta, precedente all'ingresso del nuovo Presidente Garante Vezio Ruggieri, che un'allieva (impostaci dall'alto dei soffitti universitari per una borsa di studio) in realtà doveva svolgere per qualcuno le mansioni di una mini "Matha Hari". Il secondo era il colpo di scena del caso Pivano descritto nell'articolo "Grandi Feste" e legato alla realizzazione di un Teatro di Psicodramma in Italia.
Nasce così in Toscana un team di ricerca teorico-pratica sull'importanza terapeutica e documentaria delle riprese video multiangolo iPov3 (fruibili su piattaforma Apple) continuando la ricerca che Plays ha inaugurato a Roma nel maggio del 2012 col socioplay pirandelliano "Fantasmi al Valle" dove sul palcoscenico erano al lavoro cinque video operatori.
L'obiettivo è di realizzare un Centro Studi sulla Narrazione Video dei Gruppi e una giornata di studio per segnalare l'importanza di una tecnologia che permette ai terapeuti di documentare e studiare il loro lavoro con una registrazione audio-video multiangolo di livello professionale. Per dirlo in termini junghiani: la quintessenza della solarità apollinea. Il polo essoterico e non esoterico di Hermes-Mercurio, fondato sulla comunicazione anziché sulla manipolazione. In definitiva: il confronto dei diversi punti di vista rispetto a quello dominante e unilaterale che consente ogni genere di soprusi, traumi e ingiustizie. Dal momento che la storia stessa della psicoanalisi, a partire dal caso Freud/Ferenczi, è stata attraversata da discordie, calunnie, distorsioni e manovre di potere, c'è da rallegrarsi che oggi l'approfondimento e la supervisione degli eventi clinici sia affidabile a strumenti come iPov3 più attendibili del racconto verbale, dei ricordi e degli appunti scritti. Eppure questo non avviene o avviene lentamente e con difficoltà. L'uso principale delle riprese multiangolo attualmente è quello che ne fa la televisione per il calcio. Ma non si vive solo di gol e falli.
Perché nella nostra società uno strumento euristico come questo stenta a trovare la sua piena applicazione? La nostra ricerca ce l'avrebbe in parte spiegato: esiste un teatro che rivela e un teatro che finge. Così come esiste uno psicodramma che intrattiene e consola e uno psicodramma che svela e trasforma. Il metalivello del video contribuisce a trasformare i primi teatri nei secondi. La funzione del video come terzo termine in certi casi corrisponde a quella del padre che libera i figli dalla fusione primaria con la madre. O del gruppo che libera il paziente da un analista che capisce poco o niente.
Fanno parte del nostro team di ricerca:
Giovanni Bonelli, psichiatra del Dipartimento Interaziendale Salute Mentale di Siena,
Giovanna Le Divelec, direttrice della "Fondazione Andrea Devoto Firenze -Istituto di Ricerca sulle Marginalitá e le Polidipendenze - Onlus",
Rosalba Raffagnino, ricercatore Psicologia Clinica al Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università di Firenze.
Cesare Bifulco, operatore video esperto di impianti per riprese in iPOV3.
Questa volta la tecnica di ripresa iPov3 con cinque camere, messa a punto da Antonio Rossi, ci interessa soprattutto dal punto di vista della dinamica terapeutica in ambito sanitario. Come hanno reagito A e B alla comunicazione di C? Quali pazienti manifestano un'assonanza o una dissonanza tra parole e comunicazione paralinguistica e corporea? E in che momento? E con quale feed back sulla dinamica di gruppo? Detto in parole semplici, cosa succede nello stesso momento alle diverse persone che interagiscono in un gruppo terapeutico (ma pure di lavoro) o in una famiglia quando uno di loro improvvisamente dice o fa qualcosa di importante? Come si articola la reazione del sistema in ciascuna delle sue componenti? Lo scorrimento del dito sullo schermo permette di verificarlo all'infinito, cercando la verità tra i dettagli di ogni inquadratura. Possibilità che per qualcuno è eccitante, ma ad altri può creare problemi.
Per alcuni mesi il team di ricerca applica a Siena le riprese iPov3 intervenendo in alcuni Servizi Diurni per la riabilitazione di disabilità grave fisica e psichica.
Tra ottobre e dicembre la scuola Ipod organizza quattro incontri in situ con gli operatori del Centro Diurno per disabili Il Poderuccio di Buonconvento (Siena), gestito dalla cooperativa "Comunità e Persona". Lo spazio è confortevole, ampio, pulitissimo ma, nonostante tutto, sembra un po' triste. Qui gli utenti arrivano la mattina in pullman per tornare a casa dai loro familiari verso le 17. Di loro si occupa con grande impegno un gruppo di giovani donne e nella conduzione degli incontri, dedicati alle difficoltà di questo lavoro, complesso e mal pagato, Ottavio Rosati utilizza gruppoanalisi e psicoplay. Cesare Bifulco ed altri operatori di rinforzo impiantano le camere per iPov3 negli angoli della palestra e sul soffitto per riprendere non un reality show ma la rappresentazione psicodrammatica del burnout delle operatrici, del loro stress, dei conflitti tra di loro e dei problemi con gli utenti, le famiglie e i dirigenti del centro.
Una ventina delle operatrici apprezzeranno molto l'intervento che le porta a un netto e imprevedibile miglioramento della loro intesa reciproca e del loro rapporto con i genitori dei loro assistiti. Infatti la diminuzione dei conflitti nel gruppo di lavoro ha una ricaduta positiva sullo stato d'animo degli utenti del Poderuccio e, di conseguenza, sul loro comportamento a casa. Ma non basta.
Negli psicodrammi le operatrici rivelano i loro problemi contrattualisi e si confrontano col personaggio della direttrice che non è mai presente ma viene rappresentata da un ego ausiliario. Nel role-playing protestano per una serie di promesse non mantenute e soprattutto per il suo comportamento sfuggente e manipolativo.
Le riprese video multiangolo mettono a fuoco in ogni momento le reazioni allo psicodramma di tutte le persone presenti anche di quelle "timide" che non si sarebbero mai messe in gioco e sono rimaste sedute. Alcune di loro non sono mai entrate in scena nemmeno a fare dei doppiaggi ma hanno approvato la catarsi di chi giocava, dando segni di approvazione del viso e del corpo. Poi una sorpresa. Quando è il momento di invitare la direttrice della cooperativa a vedere i video in cui figura come personaggio e a rispondere, il nostro lavoro si ferma. Il timore di ritorsioni e licenziamenti spinge la maggior parte del gruppo a bloccare questa seconda parte dell'esperimento che renderebbe appunto discutibile l'indiscutibile.
Paura e depressione prevalgono nel gruppo e, se da una parte la cosa ci delude, dall'altra non ci sembra giusto imporre alle operatrici il nostro entusiasmo di ricercatori esterni che non corrono rischi. Ci limitiamo quindi ad analizzare le fantasmatiche persecutorie lasciando alle operatrici la decisione finale su essere o non essere.
Alla fine l'assunto di base del gruppo coincide con la rassegnazione di chi subisce in modo depressivo e deprimente i piccoli, grandi e medi poteri che Leonardo Sciascia (illuminante e spietato osservatore del degrado etico dell'Italia) ha descritto nei suoi romanzi. L'abitudine al Falso Sè gruppale (basato su lamento, paura, sfiducia e rassegnazione all'ingiustizia) blocca le possibili politiche del Vero Sé e il miglioramento delle condizioni di lavoro. Sia sul piano umano che su quello sindacale.
A ripensarci oggi, col senno di poi, colpisce l'analogia strutturale di questa situazione con la dinamica di evitamento che un anno prima aveva portato alla brusca interruzione dei nostri rapporti col primo presidente garante della nostra scuola di psicodramma. Quando Rosati aveva invitato il professore a partecipare a un sociodramma sul conflitto tra la "Matha Hari" della borsa di studio e gli altri studenti, la sua risposta fu meno dialettica che urlata: un monologo telefonico di mezz'ora con immediate dimissioni, insulti e minacce di far chiudere la scuola così come ce l'aveva fatta aprire. Reazione che putroppo nessun impianto video era lì a registrare.
Un risultato come questo conferma o demolisce l'importanza delle riprese in iPov3? Sono inutili o troppo potenti? Potenti. Potentissime. In effetti sono così potenti che la nostra cultura, per il momento, le ignora o le evita.
Anche in Toscana, nonostante i suoi sforzi, il nostro team non riesce a trovare sul territorio un solo ente istituzionale (ospedali, università, aziende) interessato a portare avanti la ricerca sulle riprese video multiangolo. Per mesi abbiamo lavorato gratis autofinanziando l'esperimento. Di tutte le anticamere inutili alla ricerca di uno sponsor, la più significativa è quella che facemmo al Monte de' Paschi di Siena in un sala d'attesa del primo piano colma di opere d'arte del Seicento. Erano i giorni dello scandalo che avrebbe coinvolto la celebre banca e del "suicidio" del suo povero funzionario. Avevamo ora l'appuntamento col Vice Presidente di un Ufficio dei Paschi al quale volevamo proporre di utilizzare le riprese in iPov3 per analizzare i consigli di ammistrazione della banca. Finalmente, dopo una lunga attesa, arrivò il vice di un vice di un vice a scusarsi perché la nostra udienza purtroppo era stata rimandata per loro problemi urgenti.
Altri tre incontri hanno luogo al centro diurno Bellemme di Siena per disabili psichici (Ass. Riabilita-onlus) dove organizziamo gruppi di psicoplay che hanno per protagonisti gli operatori e gli utenti. I pazienti con problematiche psichiatriche partecipano volentieri alle sessioni che si svolgono all'aperto sotto una vigna con la collaborazione di Iside, la dolce pappagalla Cacatoa che, in qualità di pet ego-ausiliario, dona ai nostri giochi qualche goccia di freschezza.
Tra gli psicoplay più intensi c'è quello di Francesca che si conclude con una catarsi di un'infelice relazione tra lei e il padre.
Nella fase finale di condivisione e analisi Francesca ci domanda: "Voi parlate sempre di questo psicoplay, ma che vuol dire? Cosa è?”. Nessuno di noi fa in tempo a rispondere perché Gino, un altro utente del centro diurno, rimasto finora chiuso in un silenzio inaccessibile, apre la bocca e, nello stupore generale, dice: Play… è gioco! Poi torna a tacere come un personaggio di Beckett.
Questa è la mail che Francesca ci invia la sera stessa:
Buonanotte, Luciana cara
per favore puoi dire ad Ottavio che sto meglio. Mi ha aiutato a tirare fuori cose che erano dentro di me da un anno e mezzo. Grazie per la tua presenza e solidarietà in quello che sento.
Francesca
La mail porta in allegato una foto scattata dalla paziente dove Luciana è tra le videocamere e Iside: iPov3 ha trovato un sesto angolo di inquadratura. Nello psicodramma del futuro ogni paziente potrà usare il suo cellulare per fare foto e video ai terapeuti. Chi la fa la aspetti.