PREFAZIONE di Jonathan D. Moreno a "LE PAROLE DEL PADRE" di Jacob Levi Moreno
Tratto dal libro Le parole del padre di Jacob Levi Moreno, trad. it. 2014, a cura di Joe Quercia.
Per gentile concessione della casa editrice Phasar, Firenze, www.phasar.net
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Per la storia dei rapporti tra J.L. e suo fratello Joseph Moreno, clicca qui
Per una video-intervista del 31 ottobre 2015 di Sergio Guimaraes a Jonathan Moreno clicca qui
A nove decenni dalla sua pubblicazione, Le Parole del Padre di Jacob Levi Moreno merita un ampio riconoscimento in quanto pietra miliare nella storia delle idee. Consideriamo per un momento i suoi tempi. Mio padre, a quell’epoca trentenne, aveva superato l'innegabile confine dell'età adulta. Spiritualmente anche se non tecnicamente aveva trascorso la maggior parte della sua vita nel Diciannovesimo secolo, perché l'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando d'Austria a Sarajevo nel 1914 fu l'avvenimento che innescò la Prima Guerra Mondiale e segnò il vero inizio del Ventesimo secolo. Moreno, quindi, raggiunse l'età adulta durante gli ultimi anni dell'Austria Asburgica monarchica e nel clima della sua multistratificata, contraddittoria capitale, Vienna. Si era a quei tempi avvicinato ad alcuni dei grandi artisti visionari dell'asse Vienna-Praga il cui lavoro faceva i conti con la sensazione che un nuovo, promettente e terrificante mondo stesse per nascere.
Moreno era anche profondamente consapevole del feroce antisemitismo incarnato dal sindaco di Vienna, Karl Leuger; la Kristallnacht ebbe luogo meno di vent'anni dopo l'apparizione de Le Parole del Padre. Il mondo era davvero cambiato per sempre.
In questo vorticoso ambiente culturale ci sono molti modi per comprendere questo libro, ma io ne menzionerò solo tre. Il primo chiaramente è il più consapevole, in quanto passo successivo nel dispiegarsi della Divinità da Mosè (il distante e richiedente «Lui» Dio), a Gesù (il dolce ed amorevole «tu» Dio),all'«Io» Dio che anticipava le necessità spirituali del prossimo millennio. Il secondo è un esercizio di Giudaismo messianico che si può dire originò nel Sedicesimo secolo, nella tradizione del falso messia Sabbatai Zevi, le cui radici (come quelle di Moreno) riportano all'Impero Ottomano a cui il sultano fece un'offerta che non poteva rifiutare: la morte o la rinuncia. Il terzo fa parte di un continuo dialogo con la triade del Diciannovesimo secolo: Schopenhauer, Kierkegaard e Nietzsche dove Le Parole del Padre sono intese come atto auto-trasformativo comprendente volontà, devozione e trascendenza sull'uomo attuale, non attraverso la dichiarazione della morte di Dio, ma rendendolo entusiasticamente un nuovo Dio di luce e di vita.
Nel 1920 le implicazioni dell’industrializzazione e della tecnologia, sia depersonalizzanti che liberatorie erano già abbastanza chiare. Marx ed Engels, Durkheim e Weber, William James e George Herbert Mead erano tra i filosofi e scienziati sociali impegnati nell'analisi delle conseguenze del collasso del vecchio ordine. Nel quasi mezzo secolo che seguì alla pubblicazione di Le Parole del Padre Moreno fu tra coloro che favorirono lo sviluppo di una più profonda comprensione delle relazioni umane, anche quando il mondo si trovò ad arrivare vicino all'abisso.
Le Parole del Padre non prevennero l'odio e la violenza degli anni che seguirono la sua pubblicazione; si può percepire nelle sue pagine una nota di diffidenza e addirittura di allarme per quello che stava per accadere, probabilmente sorta dall'inconscio collettivo da cui, persone geniali come mio padre traevano ispirazione. Nonostante ciò, un elemento che emerge da questo testo è il rifiuto della possibilità che gli esseri umani fossero destinati a distruggere se stessi. In questi versi abbiamo presentato le opzioni dell'odio universale e dell'amore cosmico. Queste scelte sono state vividamente inquadrate nel linguaggio e nella storia. Il resto dipende da noi.
Jacob D. Moreno è Professore alla David and Lyn Silfen University della University of Pennsylvania e Professore di Etica Medica, Storia e Sociologia della Scienza e Filosofia.