Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento del sito stesso.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

   

RAPPRESENTARE LA VITA (ed. Borla) di Grete-Anna Leutz

Introduzione di Ottavio Rosati

Uno dei meriti di questo libro è chiarire quale ruolo svolga nello psicodramma la sociometria, un aspetto del pensiero di Jacob Levi Moreno che è stato trascurato dagli analisti nella convinzione che fosse di competenza di psicologi sociali e sociologi.

Questo atteggiamento con poche eccezioni è stato particolarmente diffuso in Italia dove, prima della traduzione dei tre volumi di Psychodrama erano disponibili solo le traduzioni di Who shall survive? e The Theater of Spontaneity. Su questa base Moreno poteva vantare il bizzarro primato di essere un autore continuamente “riletto” alla luce di questo o quel faro, senza che le riletture presupponessero semplici letture di base. Per non parlare di quegli psicoanalisti il cui atteggiamento nei confronti dell'inventore dello psicodramma potrebbe essere riassunto con le parole di Storace di fronte a un autore non allineato al regime: Non l'ho letto e non mi piace.

Valga per molti l'esempio della Storia della Psicoanalisi di Silvia Vegetti Finzi (Mondadori, 1986) dove al “medico viennese appassionato cultore di teatro” il libro riconosce soltanto l'elaborazione di una teoria, ‘la sociometria’ e di una tecnica precisa, il sociodramma.  Ammissione questa che nelle intenzioni dell'autrice si rivela, più che avara, addirittura compromettente, visto che (prosegue la citazione) Moreno è consapevole che non vi è terapia individuale se, al tempo stesso, non si modificano le condizioni relazionali collettive. E che cos'è infatti la sociometria se non un progetto utopico che sarà successivamente ripreso, con maggior prudenza, da altri psicologi più attenti alle componenti psicoanalitiche dell'esperienza?

A questo punto, avendo a sua disposizione tutta una Storia della psicoanalisi, la Vegetti Finzi ritiene opportuno fare giustizia e premiare la maggior prudenza cui l'utopico medico appassionato di teatro (Moreno pseudonimo di Jacob Levy) non seppe o non volle attenersi. L'invenzione dello psicodramma (che in realtà nacque nel 1923 col caso di Barbara) viene posticipata di trentacinque anni e sfrattata dall'Austria per attribuirla a più prudenti analisti francesi: il sociodramma, scrive la Vegetti Finzi, si trasformerà cosl, soprattutto grazie agli apporti di Didier Anzieu e Serge Lebovici, in psicodramma.

È solo un esempio di come la scotomizzazione operata talora nelle componenti del sistema triadico di Moreno abbia costituito uno degli ostacoli alla comprensione scientifica e organica non solo di un terapia di grande successo ma anche di una pagina fondamentale della psicologia moderna.

Ciò non toglie che !o psicodramma, cosi come la psicoanalisi, si muova col tempo. Sarebbe dunque insensato volerlo museificare in ossequio conservatore alle formule originali e ignorare contributi e scoperte successive.

Di questa politica scientifico-culturale, fatta di focalizzazione storica e allargamenti paralleli, il migliore esempio è il raccordo operato in questo libro da Gretel Leutz tra lo psicodramma e la teoria dei due emisferi cerebrali di Sperry e Cazzaniga.

Sarebbe ingenuo non arricchire il role playing con le lenti psicoanalitiche fornite da Jung, dalla Klein, da Winnicott o da Kohut. Ma sarebbe altrettanto ingenua (ingenuamente vampirica) la pretesa di ridurre il gioco psicodrammatico ad altro da sé. Soprattutto a quella griglia psicoanalitica che necessariamente nacque con maggior prudenza escludendo dal proprio ambito le dimensioni visiva, ludica, gruppale, rappresentativa e paralinguistica.

Anche per questo suo gusto di convergenza e differenziazione il nuovo libro della Leutz, pubblicato originariamente da EPI, sta contribuendo a ristabilire anche in Francia la riscoperta di un pensiero come quello di Moreno saccheggiato senza troppi complimenti e nessuna gratitudine.

Si deve alla Leutz se, diversamente che in Francia (dove diversi psicoanalisti per anni hanno applicato le sole tecniche dello psicodramma nei rispettivi approcci psicoanalitici) in Germania io sviluppo dello psicodramma ha previsto l’insegnamento del metodo triadico originale di Moreno. Non solo gli addetti ai lavori ma anche gli osservatori culturali hanno cosi compreso la specificità dell'intersezione nello psicodramma di psicologia del profondo, socio-psicologia e di lavoro sul comportamento (anticipatore dell'approccio sistemico e della psicoterapia della famiglia).

Lo spirito della Leutz è sistemico: le varie parti, prese singolarmente, non possono rivelare tutta l'efficacia del metodo globale.

Ma chi è Grete Anne Leutz?

E’ una ragazza che arrivò in America dalla Germania agli inizi degli anni Cinquanta con l'intenzione di lavorare per pagarsi gli studi di medicina. Aveva cominciato allevando anatre in un villaggio vicino a New York, quando Dane Rudhyar, poeta e compositore di avanguardia, e sua moglie, la presentarono al dr. Moreno, uno psichiatra di origine viennese con interessi filosofici e teologici, convinti che i due sì sarebbero piaciuti. Moreno aveva aperto una clinica psichiatrica con un bizzarro teatro di legno tra le colline e i boschi di Beacon e un altro teatro a Park Avenue a New York dove lavorava fino a tarda notte con la seconda moglie Zerka Toeman. Perciò stava cercando qualcuno che potesse occuparsi della figlia dodicenne nata dal suo primo matrimonio: la ragazza aveva voluto venire a vivere col padre a Beacon ed erano emerse delle difficoltà emotive che Moreno era deciso a risolvere con un approccio non psicologico ma sociometrico.

Per ottenere un cambiamento strutturale (di primo livello, come direbbe oggi Watzlawick) Moreno aveva deciso di intervenire sull'atomo sociale di sua figlia; l'idea era di allargare il sistema familiare a una quarta persona: una donna che facesse da madre vicaria o sorella maggiore.

Così Grete interpretò in casa Moreno il ruolo di sorella psicodrammatica e, oltre a pagarsi gli studi di medicina, poté studiare di prima mano sul doppio palcoscenico di Beacon (quello del teatro e quello della casa) le tecniche del gioco di ruolo e della sociometria).

Ogni giorno, dopo aver accompagnato la ragazza a scuola, due ore prima che si alzasse Zerka, rimasta a scrivere a macchina fino alle tre del mattino, Grete preparava la prima colazione. Il dr. Moreno, ancora in vestaglia, prendeva il caffè in sua compagnia e i due ritrovavano il piacere di parlare in tedesco della vita a Vienna, di poesia, di teatro e delle teorie terapeutiche che Grete cominciò a riportare in Europa traducendo Who Shall Survive?

Dopo un anno la Leutz parti per la Svizzera decisa a specializzarsi in psichiatria, ma da allora in poi la famiglia psicodrammatica (con l'aggiunta di Jonathan nato quando Moreno aveva sessantatré anni) si sarebbe continuamente ritrovata in Europa o in America. Mentre la proprietà nel bosco di Beacon si allargava fino alla Gillette House, la collina con !o chalet dove fu sistemata la casa editrice dell'istituto, anche !o psicodramma si diffondeva in Sud America e nel resto del mondo arrivando anche in Unione Sovietica.

Alle conferenze sotto il portico della casa di Beacon durante la vacanze estive Grete Leutz incontrò gli altri allievi di Moreno: Schützenberger, Enneis, Yablonsky, Borgatta, Kurt Lewin e i suoi allievi, i Lippits, Bavelas e poi Timothy Leary, Eric Berne...

Con un vecchio libro di poesie di Moreno del periodo viennese Das Testament des Vaters trovato su una bancarella di Zurigo, Grete fu presente all'istituto di Beacon anche al momento della morte del maestro nel 1974.

Erano i giorni del 32° Congresso dell'Associazione Internazionale di Psicodramma. Una sera, mentre i familiari e gli allievi erano tutti a New York per i lavori del congresso, il vecchio Moreno, incapace di restarsene a letto e impossibilitato a fare un solo passo, rimase solo con la sua allieva tedesca e la governante, ormai passata al ruolo di infermiera. Nella grande casa-teatro, dove venticinque anni prima Grete era passata dall'allevamento di anatre ai giochi di ruolo, Moreno non aveva accettato medici e medicine e prendeva solo acqua.

Per lui Grete tornò a interpretare per l'ultima volta il ruolo di madre. E lo accompagnò fino alla fine leggendogli tutto il libro man mano che il maestro le chiedeva Noch ein Gedicht  (ancora una poesia) come i bambini che rinunciano a giocare e si addormentano chiedendo sempre nuove storie e carezze.

 

Grete arrivò a Beacon dieci anni dopo i primi psicoanalisti francesi che negli anni Quaranta vi erano andati a studiare i metodi di Moreno. Eppure, nonostante la frequentazione diretta, la Leutz mi ha spesso detto che passarono molti anni prima che sentisse di aver finalmente raggiunto una comprensione autentica dello psicodramma e del pensiero di Moreno.

Grete Leutz e !o psicologo Heike Straub (un altro dei pionieri di Beacon, direttore dell'istituto di Stoccarda) sono oggi i soli autorizzati legalmente ad usare il nome di Moreno per i loro istituti. Le due scuole tedesche, fondate entrambe nel 1975, svolgono da anni una formazione allo psicodramma secondo gli stessi criteri e regolamenti. Va detto che la precisione e la meticolosità dei progressi di formazione è ispirata non solo dalla tradizione culturale che abbiamo visto, ma anche dalle esigenze della politica sanitaria tedesca: la Germania è finora l'unica nazione del mondo in cui !o stato finanzia completamente la psicoterapia di un paziente. Arrivare a questo non è stato facile.

Per molti anni nell'ambiente psichiatrico tedesco (passato dall'ortodossia organicista alla nuova ortodossia psicoanalitica) la psicoterapia di gruppo in genere e lo psicodramma in particolare furono guardati con diffidenza. Se era discutibile che la terapia potesse uscire dalla porta insonorizzata dell'incontro a due di Freud per allargarsi all'ascolto di un gruppo, era addirittura inconcepibile che il palcoscenico di un teatro potesse essere montato sul territorio scientifico della medicina.

La formula di prammatica per liquidare il successo dello psicodramma in casi inaccessibili alla tecnica psicoanalitica classica era che in certi casi !o psicodramma poteva anche aver funzionato ma solo grazie a una personalità particolarmente istrionica e irresistibile come quella di Moreno.

In effetti la situazione in Germania era stata complicata proprio dai tentativi di gruppi di psicodramma diretti da terapeuti di talento ma privi di formazione specifica. Quelli di loro che, con i loro sforzi erano riusciti a far raggiungere a un paziente livelli profondi di catarsi, spesso non avevano poi saputo gestirla. E i risultati avevano contribuito all'alone di pericolosità e sospetto che circondava questo metodo, non ancora entrato nel parlamento delle psicoterapie, nemmeno nei seggi della sinistra indipendente che oggi gli sono riservati.

La situazione aveva cominciato a cambiare dopo il 1968.

Moreno durante il congresso internazionale di psicodramma tenuto a Baden (vicino al villaggio di Bad Voslau dove era iniziato Il suo lavoro) constatò che proprio nei paesi di lingua tedesca da dove era partito negli anni Venti, lo sviluppo dei suoi metodi era rimasto indietro rispetto ad altri paesi dei mondo. Anna Leutz aveva già diretto gruppi di psicodramma durante i cinque anni di lavoro al Sanatorium Bellevue di Kreuzlingen in Svizzera diretto dal dr. Binswanger. Qui il dr. Fabrizio Napolitani di Roma (uno dei primi responsabili di comunità terapeutiche) l'aveva anche invitata a introdurre elementi di psicodramma in gruppi terapeutici di pazienti italiani. In seguito all'invito rivolto da Moreno a Baden, la Leutz non rinnovò li suo contratto a Kreuzlingen e si dedicò a presentare lo psicodramma alla DAGG, la più prestigiosa associazione di psicoterapia e dinamica di gruppo delle Germanie, e in altri ambienti clinici e scientifici.

Gli incontri suscitarono subito interesse e una grande richiesta di formazione. Dopo qualche anno in Germania erano centinaia gli psicologi, gli psichiatri e gli operatori sociali formati professionalmente che applicavano i metodi dì Moreno. Più tardi la Leutz e i primi didatti preparati dalla sua scuola aprirono gruppi anche in Ungheria e Turchia.

Nel 1984 un sogno spinse Grete Leutz a portare lo psicodramma nell'anfiteatro del tempio di Esculapio a Pergamo, la vecchia città della Magna Grecia, oggi in Turchia, dove, secondo il mito, la morte non era entrata mai.

Chi, come i membri della scuola romana di psicodramma, si arrampicò tra la polvere e chilometri di accampamenti militari per vederla in azione tra le rovine del tempio, si trovò di fronte a una scena e a una regia straordinaria. Allo stato di assedio che strinse il piccolo Eros di Pergamo la Leutz rispose con un insediamento degno di Luca Ronconi. Grazie a lei lo psicodramma conobbe un setting atipico, come il palcoscenico di pietre creato al Tokio Kindergaten dal prof. Matsamura o il teatro di Dane Rudhyar nell'area dei Pueblo di Taos in Nuovo Messico o quello improvvisato a Torino dentro e fuori il teatro Carignano per far incontrare Pirandello e la Moreno (che tutti sanno chi è).

Il suo omaggio teatrale a Esculapio era un'iniziativa gioiosa, lussuosa, ludica. Festeggiava la decisione del Ministero della Sanità tedesco che nel 1980 aveva finalmente sentenziato che lo psicodramma poteva entrare nel curriculum ufficiale alla psicoterapia e alla psicoanalisi per medici. AI decreto legale Grete aveva risposto con un gioco di cui qualche analista maggiormente prudente, potrebbe sorridere dimenticando che lo humour in psicodramma è di casa.

Non a caso sull’urna dove riposa, Moreno fece scrivere: Jacob Levi Moreno, l'uomo che introdusse le risate in psichiatria.

 

 

Sky Bet by bettingy.com