PRESENTAZIONE DELL'EDIZIONE ITALIANA DEL MANUALE DI PSICODRAMMA di Zerka Toeman Moreno
Di Zerka Toeman Moreno
Dopo anni di seminari e conferenze in Italia, durante i quali ho visto lo psicodramma svilupparsi nella psicoterapia, nella scuola e perfino nelle istituzioni, mi sono convinta che la personalità degli italiani è molto più caratterizzata dalla curiosità intellettuale che dalla spontaneità nell’espressione di se stessi.
Almeno oggi lo stereotipo di un carattere mediterraneo e esuberante, più di altri stereotipi, mi sembra sia entrato in crisi. In nessun altro paese del mondo (dal Giappone alla Norvegia) ho notato lo stesso piacere di parlare e discutere piuttosto che affrontare direttamente l’espressione attiva nel gioco psicodrammatico.
In pochi paesi come l’Italia mi sono state rivolte domande tanto complesse sulla teoria più che sulla tecnica dello psicodramma. La cosa ha degli aspetti positivi ma qualche volta lascia sconcertati. Come esempio ricordo un episodio durante il Convegno su Pirandello e Moreno, organizzato al Teatro Flaiano nel 1983 dal Teatro di Roma e Ottavio Rosati per la rivista Atti dello Psicodramma.
Durante la discussione due professori universitari mi chiesero di parlare sul rapporto tra corpo e psicodramma. Mi alzai dalla sedia e raccontai il caso di un uomo che aveva preso coscienza del linguaggio del suo corpo attraverso il doppiaggio: io stessa doppiai il suo comportamento ricostruendo varie fasi del lavoro fino alla conclusione.
Quando finii mi accorsi che uno dei due professori era come deluso perché, anche se aveva capito un punto centrale del lavoro psicodrammatico, la cosa era stata un po’ troppo semplice. Sono convinta che avrebbe apprezzato di più una lunga discussione astratta che confrontasse l’ideologia di Moreno con quella del Living Theatre e Grotowsky e commenti filosofici di ogni genere, però restando seduti sulle nostre sedie.
Anche per questo culto italiano della discussione teorica, la traduzione del Manuale/Trattato dedicato da Moreno allo psicodramma mi sembra un avvenimento estremamente utile. Questo primo volume, dedicato in larga parte alle basi teoriche, permetterà un confronto diretto con un pensiero estremamente complesso e ricco che la maggior parte degli studenti italiani finora ha conosciuto solo di seconda o terza mano.
Credo che il lavoro di traduzione non sia stato facile perché Moreno spesso scriveva alludendo a due o più significati contemporaneamente.
I legami di J. L. Moreno con la cultura e la scienza italiana sono di vecchia data. Risalgono addirittura al suo periodo viennese allorché conobbe a Mittendorf, dove lavorava come medico di campo profughi, il professor Ferruccio Banissoni, lo psicologo del campo, che gli insegnò un po’ di italiano mentre Moreno gli parlava delle sue teorie sociometriche
In quegli anni Moreno conobbe anche la grande attrice Eleonora Duse che fu la prima attrice, dopo Elisabeth Bergners, di cui studiò la psicologia. Moreno notò e commentò lo strano modo di recitare della Duse che non sopportava di imparare il copione a memoria e andava in scena circondata da suggeritori.
Più tardi, dopo il trasferimento in America e l’apertura dell’istituto di Beacon, Moreno fece diversi viaggi in Italia. Fu a Roma nel 1954 e nel 1958 per conferenze alla formazione Olivetti di Ivrea, all’università di Torino con Angela Massucco-Costa e di Roma col professor Mario Ponzo. Lo psicodramma era già penetrato comunque in Italia attraverso gli allievi francesi di Moreno, come Lebovici e Schützenberger. Persino decani della psicoanalisi italiana come Musatti e Fornari a Milano facevano qualche esperimento. Così nel 1963 il terzo Congresso Internazionale di Piscoterapia di Gruppo fu organizzato a Milano da Enzo Spaltro; a fianco di Moreno come president c’erano due psicoanalisti, Serge Lebovici e il professor Leonardo Ancona dell’Università Cattolica. Ricordo in quegli anni molti incontri di Moreno fra cui quelli con Luigi Meschieri, con lo psicoanalista Bellanova, con Enrico Fulchignoni, uno degli italiani che, come Giuseppe Bertolucci ed Ennio Flaiano, vennero a New York e parteciparono a sessioni aperte di psicodramma.
Una collaborazione straordinaria e indimenticabile fu quella con Roberto Rossellini che a Parigi curò la regia cinematografica di uno psicodramma diretto da Moreno. So che finalmente la rivista Atti dello psicodramma sta curando una versione italiana di questo film che in Italia non è mai stato proiettato e di cui si erano perse le tracce.
In questi anni lo studio e lo sviluppo dello psicodramma in Italia sono progrediti per iniziativa soprattutto dell’Istituto per le Ricerche sullo Psicodramma Dinamico di Roma, diretto da Ottavio Rosati, e dello Studio di Psicodramma di Milano, diretto da Giovanni Boria.
Ma oltre a queste associazioni in grado di formare psicodrammatisti esistono diversi gruppi interessati, in vario modo, all’utilizzazione delle tecniche psicodrammatiche.
Il Ce.I.S. (Centro Italiano di Solidarietà) diretto da don Mario Picchi e Juan Corelli, da quattro anni applica lo psicodramma al lavoro nelle sue comunità terapeutiche e, in collaborazione con Rosati prevede corsi di psicodramma nella sua scuola di formazione per terapeuti a Castel Gandolfo.
So che in Italia lo psicodramma viene quasi sempre confrontato ai Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello ma vorrei citare un altro grandissimo libro: Il lupo della steppa di Hermann Hesse. E vorrei ricordare il “Teatro Magico” lo spazio che il protagonista mostra nella seconda parte del romanzo. Sono felice che in Italia, (come negli Stati Uniti dove da anni lo psicodramma viene utilizzato per la terapia dell’alcolismo e della tossicodipendenza) lo psicodramma possa aprire la porta di questo tipo di teatro dove molti lupi della steppa riusciranno a incontrare il loro Mozart interiore.