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"TIRITITUF" di Luigi Capuana (TSC) - 1997

 

un socioplay di Ottavio Rosati per Tirititùf di Luigi Capuana

per lo spettacolo di Ezio Donato al Teatro Alfieri di Catania,

guest star: Teto

CATANIA – Da oggi alle 9,30, fino al 29 marzo al Teatro Angelo Musco per la stagione dello Stabile di Catania va in scena Tirititùf fiaba teatrale che prevede la partecipazione del pubblico dei bambini. E’ una novità di Ezio Donato (del quale pubblichiamo uno stralcio della nota di regia) tratta da Luigi Capuana.

La notte del 29 ottobre 1915, un mese prima di morire, Luigi Capuana, scrittore e spiritista, nella sua casa di Catania al Villino Lombardo di viale XX Settembre, fece un sogno. Sognò di trovarsi a teatro assieme a tanti bambini che aspettavano di vedere rappresentata Tirititùf, l’ultima sua fiaba. Ma perché proprio quella? E perché non Serpentina, Ranocchio, Il soldo bucato, Piuma d’oro… o Spera il Sole, la prima fiaba di C’era una volta, l’unica che aveva adottato per la rappresentazione teatrale. Provò a chiederlo ai bambini, ma nessuno conosceva quelle fiabe; nessuno conosceva  il suo autore. Si disperò, cercò di svegliarsi, ma i bambini ridevano vedendolo così vestito in redingote e con la tuba. Si, perché i bambini vestivano in modo strano: portavano scarpe di gomma  e abiti di cellophane, e gridavano, parlavano di storie viste in certi apparecchi, in cui, capì, si vedevano le immagini in movimento, come quelle prodotte dalla lanterna magica da cui, quand’era giovane, a Mineo, aveva tratto le lenti per costruirsi la sua prima macchina fotografica.

Poi in teatro si spensero le luci e si fece silenzio. Solo una musica s’udiva, lontana, di flauti e tamburi… Così, alla maniera di Tabucchi (Sogno dei sogni), è possibile immaginare Capuana raccontare la sua fiaba ai bambini di oggi, meravigliarsi delle loro risposte, condurli con la parola e l’azione verso quella deliziosa allucinazione che come un sogno ci introduce ai percorsi notturni dell’animo. Del resto, la fiaba, come una dolce tisana, non ha, da sempre, favorito nei bambini il passaggio dalla veglia a quell’altra metà della vita che è il sonno? Un sogno, si sa, è come un film, fatto di sequenze, di immagini che si succedono  rapide, che in pochi attimi è possibile raccontare una storia lunghissima […].

Questi stessi tratti caratterizzano Tirititùf la più bella fiaba, secondo Giusepper Bonaviri, dello scrittore Mineo. Pubblicata per la prima volta nel 1915, anno della morte dell’autore, e ristampata nel 1976 nella Biblioteca Universale Rizzoli con le illustrazioni originali di Yambo della prima edizione, la fiaba, che fa parte del filone favolistico del Capuana, non è contenuta in nessuna delle famose delle raccolte di fiabe dell’autore Mineo e in verità si presenta come un lungo racconto che narra la storia di un reuccio nato da un uovo di uccello  donato da una fata a un re e una regina che, vecchissimi, non potevano più avere figli. La storia del reuccio Tirititùf è una metafora delicatissima sulla vita, dalla nascita alla morte, e sulla difficoltà di diventare adulti.

 

Giovanna Caggegi, "I FANTASMI" AL MUSCO
LA SICILIA, 11 Aprile 1997 Clicca qui per il ritaglio stampa

CATANIA- Ottavio Rosati (membro del Cipa – società di psicoanalisi legata al pensiero di Jung – esperto di rapporti tra psicologia e televisione) sarà l’animatore, oggi alle 17,30 al Musco, de ‹‹I fantasmi di Capuana: una deliziosa allucinazione››, sociodramma sull’immaginario delle fiabe ideato da Ezio Donato. 

Giunto alla terza edizione, il Progetto Teatro Ragazzi, ideato dallo Stabile e realizzato in collaborazione con l’Istituto di scienze pedagogiche e psicologiche della facoltà di Lettere dell’Università di Catania, registra sempre più vasto consenso presso gli operatori della scuola. Sensibilmente aumentata quest’anno la richiesta di partecipazione al corso di formazione, ai metodi e alle tecniche di drammatizzazione, condotto da Ezio Donato, insegnante di Psicologia dell’attore e Antropologia teatrale nella scuola di recitazione del Teatro Stabile e docente universitario. Oltre che per gli aspetti più specificamente psico-pedagogici del gioco teatrale, il corso ha rappresentato un momento di approfondimento per l’acquisizione di tecniche e linguaggi teatrali: ‹‹Fondamentale è stato per gli insegnanti affinare la loro capacità di coinvolgere gli alunni nell’attività di drammatizzazione – chiarisce Donato - in taluni casi il teatro è terapia e strategia di recupero di forme di devianza molto diffuse. Ma gli insegnanti si sono mostrati interessati anche ai problemi tecnici della recitazione››. Giungono poi di ministeri della Pubblica Istruzione e della Cultura segnali concreti che vanno oltre le enunciazioni di principio. Già molte scuole di Catania e provincia ricevono finanziamenti da destinare specificamente alle attività teatrali. Sorge la necessità di gestirli adeguatamente, acquisendo competenze specifiche. In tal senso l’esperienza avviata dallo Stabile pare aver percorso i tempi rispetto a quanto, per esempio, prevede il recente decreto Veltroni sulla ristrutturazione dei teatri: ‹‹Il decreto Veltroni -  spiega Donato – prevede accordi-finanziamenti tra il Centro teatrale italiano e le istituzioni formative come scuole, provveditorati, università, per la formazione degli insegnanti che dovranno essere riqualificati nel settore delle arti espressive››. Conclusa questa prima fase, seguirà il momento della pratica teatrale in cui studenti ed insegnanti realizzeranno spettacoli che, nella prima settimana di giugno, saranno presentati al pubblico del Teatro Musco.

Giovanna Caggegi, ROSATI, PSICODRAMMA DAL TEATRO AL CINEMA
LA SICILIA, 13 Aprile 1997 Clicca qui per il ritaglio stampa

CATANIA – Ha tutta l'aria di uno sciamano "buono" con quel grosso uovo d'argento a mo' di collana (dono del regista di Tirituff) e l'inseparabile pappagallo dallo splendido piumaggio candido appena screziato di azzurro, curioso e incantato testimone di tutti i suoi rituali. Grande affabulatore, Ottavio Rosati, psicoanalista di formazione junghiana, allievo di Aldo Carotenuto, è noto soprattutto per avere raccolto l'eredità di Jacob Moreno inventore del Teatro della spontaneità e dello psicodramma.

- I pappagalli, una particolare predilizione o cos'altro?

 C'è sicuramente una predilezione perché da anni li colleziono, li studio, li osservo. Faccio soprattutto molti psicodrammi usando i pappagalli come "oggetti transizionali" che creano un'aria di gioco tra me e il protagonista dello psicodramma.

- Cos'è un oggetto transizionale?

 Nella psicoanalisi contemporanea esso indica un elemento di gioco che ha un equilibrio fondamentale nello sviluppo della personalità. Nello spazio transizionale del gruppo di uno psicodramma avvengono delle trasformazioni psicologiche.

- Qual è la più grossa differenza tra uno spettacolo teatrale e uno psicodramma?

 Nello spazio teatrale si realizza soprattutto il godimento del discorso estetico fatto dall'artista, dall'autore, dall'attore o dal regista. Il pubblico vive un'esperienza basata soprattutto sulla identificazione e la proiezione. Nello psicodramma, invece, c'è un interscambio di condizioni: la stessa persona in alcuni momenti è spettatore, in altri momenti è attore e in un certo senso anche autore.

- Quanti psicodrammi ha realizzato?

 Credo che questo sia il trentesimo sociodramma che realizzo in Italia in margine ad uno spettacolo teatrale. Tra gli ultimi quello al Teatro Stabile di Trieste per il "Riccardo III" e in Sicilia un sociodramma realizzato a Piazza Armerina con un notevole sforzo organizzativo e di impegno da parte di studiosi, magistrati, poeti, attori e scrittori. Il tema era la maleducazione mafiosa e fu un'esperienza notevole soprattutto per la totale assenza di pubblico. Un occasione straordinaria di dibattito assolutamente evasa.

- Tra i suoi impegni più recenti sappiamo della sceneggiatura di un film su temi psicoanalitici.

 Sto lavorando alla sceneggiatura di un film che sarà diretto da Nelo Risi, regista il cui nome è legato soprattutto ad un cult movie degli anni '60 "Diario di una schizofrenica". Il film che adesso sto scrivendo per Raiuno si intitola "Segreta simmetria" ed è la storia della prima donna psicoanalista Sabine Spielrein, che fu agli inizi del secolo prima paziente di Carl Gustav Jung, poi amante e allieva. Quando la donna si accorse della impossibilità di legare il suo destino affettivo a quello del maestro, lo tradì con l'unica persona con cui avrebbe potuto farlo.

- Freud?

 Naturalmente. Diventata analista freudiana la Spielrein lavorò in Europa, a Rostov sul Don, dove aprì il primo asilo. Fu uccisa poi dai nazisti durante l'occupazione tedesca della Russia. Completamente dimenticata, la sua riscoperta si deve allo studio del carteggio tra lei, Jung e Freud fatto da Aldo Carotenuto nel libro "Diario di una segreta simmetria". Questa è la materia di cui si occuperà il film, interpretato per lo più da attori tedeschi. Per il ruolo della Spielrein il regista parla di Francesca Neri. Io vedrei molto bene in questo ruolo da Binoche.

 

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