PER GIANCARLO NANNI di Giuseppe Bartolucci
Più trascorrono gli anni e più nitida si fa l'immagine della Fede e di Giancarlo Nanni. Allor che attorno alla Fede giocavano nomi come quelli di Perlini, di Vasilicò, di Orfeo, Pippo di Marca, e via dicendo (e di riflesso Braibanti si affacciava su codesti giovani, ed anche Bussotti aveva la sua parte d'onore, in questo tracciato iniziale).
Un laboratorio inavvertito e reale, senza nome e quotidiano, era appunto il modo e la quantità di lavoro che si svolgeva alla Fede, e Giancarlo Nanni aveva la qualità e la capacità non tanto di assorbire quanto di amalgamare, tale lavoro di "ingegni".
Intanto Nanni con "Alice" e il "Risveglio della primavera" è stato in grado di presentare prodotti sperimentali appropriati e sicuri sia dal punto di vista del disegno che della composizione; favorito anche dalla prestazione di Manuela in grado di interpretare assieme agli altri quel "laboratorio" (e di concentrare l'attenzione del pubblico). Ciò che hanno fatto gli altri appartiene alla storia del teatro di ricerca italiano; ma quel disegno contaminato di luci , gesto , suono è rimasto un dato di fatto fondamentale (con gli abusi inevitabili e con le ripetizioni stanche); ed anche, per Nanni, è rimasto fondamentale dal punto di vista della composizione l'altro dato della frantumazione dell'interpretazione (come elemento di frustrazione per lo spettatore inavvertito e come momento di dispersione del prodotto spettacolare finito della tradizione)
Le immagini che Nanni proponeva inoltre appartenevano da un lato ad un segno dell'avanguardia storica (da Duchamp a Cage per un verso, al dada di Ribemont Dessaignes per un altro verso) con una capacità di aggredire e di ricomporre situazioni per intensificazione ed amplificazione, all'insegna di una retorica giustamente barocca.
In altre parole quella situazione culturale specifica degli anni sessanta - sessantacinque (decisiva ai fini di un insediamento di quella che opportunamente è stata definita "scuola romana" e che adesso trova anche consensi internazionali, a livello di uso dell'immagine) tra il rallentamento di Ricci e l'espansione di Bene, il negativo di Leo Perla e la dilatazione di Quartucci, trova il suo punto di amalgama e di propulsione (per coloro che verranno) proprio alla Fede di Giancarlo Nanni, ed è un merito che va tenuto in buon conto, in tempi che rapidamente tendono a dare tagli con il recente passato
Giancarlo Nanni, nato a Rodi nel 1941, ha inaugurato il teatro La Fede di Roma nel 1966 con Il bando per Virulentia seguito da Escurial prova la scuola dei buffoni di Ghelderode (1968), Marcel Duchamp, conferenza mixed media (1968), Ventiseì opinioni su Marcel Duchamp (1968), L'imperatore della Cina di Ribemont Dessaignes (1969), A, come Alice da Lewis Carroll e Rabelais (1970). Gli altri spettacoli realizzati da Nanni sono A work in progress one (1971), Risveglio della Primavera di Wedekind (1972), Il diavolo bianco di Webster (1973), Ondine di Girardoux (1973), La principessa Brambilla da Hoffmann (1974), Artificiale/Naturale (1975), I masnadieri di Schiller (1976), Franziska di Wedekind (1977), Cimbelino di Shakespeare (1977).