LA DOMANDA E IL DESIDERIO di Paul Lemoine
In psicodramma la distinzione lacaniana di domanda e desiderio ci si impone in forza dell'esperienza: la risposta alla domanda da i suoi frutti solo se l'analisi del desiderio la precede. È mediante l'analisi della libido, cioè del desiderio sessuale, che si giunge in effetti al riconoscimento della pulsione inconscia che sottende ogni domanda, e persino, come vedremo, la più banale domanda di aiuto.
Il nostro studio prenderà in considerazione la distinzione tra domanda e desiderio a proposito di esempi tratti dalla pratica dello psicodramma.
In un primo esempio clinico dimostriamo come, in psicodramma, si sia risposto ad una domanda di aiuto di una paziente con l'analisi del suo desiderio.
Due altri esempi tratti da un gruppo di controllo esemplificano il fatto che il terapeuta, appropriandosi della domanda del suo paziente, facendola propria, può creare l'ostacolo terapeutico che impedirà qualsiasi analisi perché il suo desiderio inconscio cercherà di interporsi. Si vedrà come è possibile mediante la rappresentazione drammatica, fare analizzare al terapeuta il suo desiderio e permettergli così di riprendere il controllo della terapia, cioè analizzare il desiderio immanente alla domanda del suo paziente.
I - L'esempio clinico
Cominciamo con l'esempio clinico. Qui, come abbiamo detto, mediante l'analisi del desiderio, conviene scovare, ciò che si cela dietro una domanda.
Prendiamo il caso di Suzanne.
Suzanne ci presenta una domanda, a noi terapeuti e al gruppo. Vuole che la aiutiamo a prendere la decisione di sottoporsi ad una operazione chirurgica. In realtà vorrebbe, come ci dice poi, che si decida per lei. È quanto lei vorrebbe che, in particolare, faccia il chirurgo. Ha un utero retroverso, ben mobilizzabile, che un chinesiterapeuta le rimette a posto ogni settimana. Questa manovra è denominata metodo svedese. Un'operazione, con possibilità di riuscita dell'80%, le eviterebbe la schiavitù di questo trattamento settimanale.
Si rappresenta la scena con il chirurgo. Questi esamina la paziente.
È catastrofico, conclude. I suoi organi sono sani, perciò la prognosi è favorevole. Deve farsi operare. Ne approfitteremo per farle il legamento delle tube.
In effetti, Suzanne non tollera alcun contraccettivo, né la spirale né la pillola.
Vive il legamento delle tube come una punizione. Non può tollerare lidea di essere ormai sterile. Ma punita per cosa? Il seguito ce lo dirà molto presto, grazie alla scoperta del suo desiderio colpevole.
Cosa ci dice lei?
Il fatto che non ho mai avuto rapporti sessuali se non con mio marito rende penose queste manipolazioni. Mi umiliano. Dopo le sedute ho delle crisi di pianto. Nonostante che il kinesiterapeuta sia molto discreto e delicato.
Associa ben presto una relazione omosessuale avuta a diciassette anni con una giovane sorvegliante di collegio, che era anche poetessa. Non lha mai confessato al marito. In questo periodo i genitori morirono in un incidente aereo, lasciandola sola con quest'amore troppo grande.
Ha vissuto allora questo fatto come una punizione.
Invece di rappresentare, come le viene proposto, una scena passata, preferisce chiarire la sua attuale relazione con un'amica, una collega del suo reparto, anch'essa poetessa, che da qualche tempo si allontana da lei.
Ci toccavamo molto. Ha un lato molto attraente. Hanno una spiegazione che viene drammatizzata.
Ho sognato, dice l'amica, che mi mettevi sotto ipnosi. Hai un potere troppo grande su di me e io prendo le distanze. Vuoi troppo che si corrisponda all'immagine che ti fai dell'altro. Non sono libera. Non ho abbastanza.
Conosce bene la sua esigenza, vuole, come ci dice, che anche la figlia e il marito dipendano totalmente da lei. Senza dubbio rappresenta un tratto narcisistico il non tollerare che l'altro sia diverso, di volersi riconoscere a tutti i costi nell'altro come in uno specchio.
Vive in un mondo chiuso in cui ciascuno ha il suo posto fisso, tollera male, ad esempio, che la figlia cresca e che il marito sia in analisi. Così non vuole saperne nulla. In realtà, il suo rapporto con il marito, anch'egli poeta rivelatesi come l'unico interlocutore sessuale maschile possibile funziona solo a prezzo di un'immobilizzazione del tempo. Senza dubbio è questo tratto di poesia che fa da legame con i suoi rapporti femminili. Ma, anche per paura di cambiare qualcosa nel loro rapporto, non osa confessargli i suoi vecchi rapporti sessuali con la sorvegliante. Relazione di cui il rapporto con l'amica attuale costituisce il ritorno.
La seduta in psicodramma ci ha permesso dunque di scoprire, dietro la domanda di aiuto di Suzanne, un desiderio omosessuale sempre vivo; "che nulla si muova" potrebbe essere la formula del suo desiderio. L'intrusione sessuale di un terzo, il kinesiterapeuta, la proposta di sterilizzazione fatta dal chirurgo, ma anche la nascente maturità della figlia, il rischio di indipendenza del marito, il cambiamento dei suoi rapporti con l'amica, sono altrettanti cambiamenti che minacciano il suo universo chiuso.
Rispondere alla sua domanda con incoraggiamenti ci avrebbe celato questo desiderio. Si sarebbe rimasti a livello della suggestione. Ora sappiamo che il passo fondamentale di Freud è stato quello di rinunciare alla suggestione a vantaggio dell'analisi, che è poi un'analisi del desiderio sessuale.
Analizzare il suo desiderio costituiva per Suzanne la sola possibilità di permettere a Suzanne di assumersi le proprie responsabilità.
In tal modo si poteva ormai chiarire la sua domanda. Questa domanda, come ogni domanda, è una domanda di amore, una domanda rivolta, al di là del gruppo, ad una madre onnipotente. È chiaro che esistono dei legami tra la sua omosessualità e la sua fissazione materna. Ma avendo analizzato in primo luogo il desiderio è stato possibile ritornare alle basi di questa domanda -domanda orale, domanda passiva di essere nutrita.
Chi ha l'abitudine di cogliere il discorso del gruppo non si sorprenderà apprendendo che nella seduta immediatamente seguente a quella in cui parlò Suzanne, si discutesse ancora di desiderio. Una partecipante ci parla dei suoi rapporti con il principale, rapporti che esaltano il suo desiderio e la rendono successivamente più ricettiva nei confronti del marito. Si tratta proprio di una risposta a Suzanne, nel senso che è proprio questo desiderare altrove, le si dice, che le permette di assumere il rapporto eterosessuale. In altri termini, Suzanne ha bisogno di una amicizia omosessuale per desiderare il marito.
Si tratta, in questo caso, di un transfert nel senso analitico. D'altro canto lo psicoanalista non ha la funzione di liberare il desiderio. Liberazione del desiderio capace di riaccendere l'appetito sessuale coniugale.
II - Il desiderio del terapeuta
Ci occuperemo ora del desiderio del terapeuta.
Nei nostri gruppi di supervisione di fine settimana, facciamo rappresentare la consultazione: così ci si accorge meglio dove stia l'ostacolo terapeutico. L'impasse consiste, nella maggior parte dei casi, nel fatto che la domanda del paziente è diventata la domanda personale del terapeuta (è la ragione per cui il desiderio del paziente sfugge ad ogni presa). La domanda del paziente accende, in effetti, il desiderio del terapeuta ed è subito dopo l'analisi del proprio desiderio che il terapeuta può ridiventare disponibile alla domanda del paziente.
I due esempi che seguono sono tratti da uno dei nostri gruppi di controllo. In questo gruppo vengono portati sia casi di analisi sia casi di psicodramma. I due casi seguenti sono casi di analisi.
Mariella riceve un uomo di 37 anni, pubblicitario di Firenze. Adora la moglie, ma riesce ad ottenere il suo unico piacere sessuale con la masturbazione. Pensa a donne molto belle, attrici viste al cinema, donne incontrate per strada. Nei suoi fantasmi masturbatori le donne lo ipnotizzano e fanno di lui ciò che vogliono. È la prima volta che confida questi fantasmi ad un terapeuta: in una precedente terapia di due anni con un prete non ne ha mai parlato.
Rappresentando la scena, si vede in primo luogo in che modo Mariella provoca la sua confidenza. Poi la sua reticenza a prenderlo in analisi. Gli ha proposto di vedere qualcun altro a Firenze, la città in cui abita. Ma lui insiste per essere preso, accetta
tutte le condizioni, così che alla fine Mariella non può rifiutarsi.
La scena rivelerà che erano già tutti e due prigionieri di questa confessione ed entrambi complici mediante lo sguardo. Rifiutandolo, Mariella si difendeva in realtà contro se stessa. Già era sedotta all'idea di essere la donna del fantasma di lui, amava l'uomo che amava guardare la donna che lei è. Nella scena rappresentata, si vedeva come si instaurasse tra loro qualcosa come un rapporto di fascinazione ipnotica, e come la domanda di quest'uomo fosse divenuta, per Mariella, domanda di essere guardata, cioè desiderio del di lui desiderio.
Soprattutto mostriamo a Mariella come sia stata sedotta molto meno dalla domanda dell'uomo che dalla propria domanda dello sguardo altrui. L'uomo che amava guardare la donna che è, è innanzi tutto lei stessa.
L'analisi di questa identificazione non è stata spinta più a fondo. Forse questa le avrebbe rivelato quale è stato l'uomo di cui ha amato lo sguardo al punto da identificarsi con lui. Forse era un uomo della sua famiglia, ma forse anche sua madre. Lo psicodramma ci insegna in effetti che nella famiglia si situa il punto cieco del terapeuta, e che inoltre nella situazione familiare prende spesso origine la ripetizione, e che la ripetizione è alla fonte del desiderio di essere terapeuta. In ogni modo ora lei ne sa abbastanza sulla sua domanda di sguardo per farne scaturire il suo desiderio di analista, desiderio fuori sesso, un desiderio di analizzare, anche se il sesso abita sempre il desiderio.
II nostro secondo esempio illustra come la ripetizione inconscia di un comportamento familiare possa comportare anche in questo caso un'appropriazione della domanda del paziente da parte del terapeuta.
Giovanni, psichiatra ed analista, ha ricevuto da parte di una giovane collega psichiatra la richiesta di essere analizzata. La ragazza è in preda ad una depressione, come reazione alla morte del padre, verificatasi quindici giorni prima, e alla partenza, nello stesso periodo, del suo innamorato.
Si rappresenta la scena della consultazione. Senza tener conto dell'urgenza della sua domanda Giovanni le dice che la prenderà in analisi, ma solo in seguito. Le fa presente che è meglio attender piuttosto che iniziare un'analisi in un periodo di crisi acuta. D'atro canto si avvicinano le vacanze. "Avevo voglia di iniziare immediatamente il trattamento, per questo ho rimandato a più tardi". Come Mariella, Giovanni diffida del proprio desiderio; non potendola analizzare, preferisce distanziarsi dalla domanda della paziente. Le circostanze non glielo permetteranno.
La madre e la sorella della ragazza vanno da lui per reclamare con urgenza questa analisi. Non sanno più che fare. La ragazza, che un tempo era molto attiva nel ristorante che gestiscono insieme, non lavora più e non fa più nulla nella vita.
Si rappresenta la scena in cui la madre si rivolge a Giovanni più per chiedergli riparazione per la figlia sedotta e abbandonata, che per una supplica. È uno schema familiare che Giovanni ben conosce, da sempre ha saputo a che prezzo doveva pagare la seduzione.
L'esempio precedente ci aveva mostrato che la seduzione è una domanda da parte di chi ne è oggetto (in questo caso la terapeuta). La domanda di essere guardata rendeva la terapeuta cieca del suo paziente. Con Giovanni si trattava di un altro tipo di seduzione. Durante il primo incontro di Giovanni con la ragazza, una domanda aveva acceso il desiderio per lei, il che aveva fatto in modo che la rimandasse a più tardi. La seduta di psicodramma ha fatto prendere coscienza a Giovanni della ripetizione del suo schema familiare: preferisce sottrarsi, tanto la domanda dell'altro può divenirgli insopportabile. La scena con la madre della ragazza è venuta a confermare questa ripetizione.
I tre esempi citati ci mostrano all'opera tre delle quattro pulsioni enumerate da Lacan, pulsioni i cui oggetti sono il seno, le feci, lo sguardo e la voce.
Si tratta, nel caso di Giovanni, di una domanda anale, cioè di una domanda dell'altro. Nell'esempio di Mariella era all'opera la pulsione scopica scoperta da Lacan più prossima al desiderio che alla domanda: si gode nel guardare, lo sguardo sostiene il desiderio del desiderio, cioè il godimento di una mancanza (è lo sguardo del suo paziente che ha provocato in Mariella il desiderio del desiderio di quest'uomo). Nel caso di Suzanne si trattava di una domanda orale, cioè di una domanda rivolta all'altro. La pulsione è interessata in ogni domanda: un bisogno insiste per essere soddisfatto, ma la domanda è rivolta ad un altro, il che obbliga il bisogno a passare per i défilés del significante, cioè a trasformarsi in parola. Pulsione anale, pulsione scopica, pulsione orale, ecco tre esempi delle pulsioni che sottendevano gli scenari dove nei tre casi si esprimeva il desiderio.
I due ultimi esempi ci dimostrano che il modo in cui la domanda del paziente è accolta varia con ogni psicoanalista, con la sua storia personale, cioè con la maniera in cui se l'è cavata con il desiderio, e con la maniera in cui il suo desiderio è stato in definitiva analizzato. Gli analisti di questi gruppi di controllo sono ancora, spesso in analisi e in ogni caso agli inizi della loro pratica.
Con Mariella si trattava di un piacere scopico preso segretamente all'insaputa di un paziente, il quale segretamente prendeva lo stesso piacere all'insaputa del suo analista. M.N. Gaudé mi faceva notare come l'importanza della messa in opera della pulsione scopica in psicodramma avesse potuto facilitare la venuta alla luce di questa storia.
Nel caso di Giovanni si trattava piuttosto di una ripetizione del suo atteggiamento nei confronti della domanda materna; domanda anale da cui si origina per lui ogni seduzione.
Questi esempi ci mostrano che l'Edipo è responsabile delle impasse del terapeuta; quando la domanda del paziente diviene la domanda del terapeuta, allora viene a sostenere il desiderio del terapeuta e rende impossibile l'analisi del desiderio del paziente.
Conclusioni
L'analisi del desiderio permette di cogliere il fondamento inconscio della domanda, dato che la pulsione inconscia immanente ad ogni domanda conscia può essere rivelata solo sotto forma di desiderio.
Lo abbiamo verificato con un caso di psicodramma terapeutico.
L'analisi del desiderio omosessuale ci ha condotto alla pulsione orale immanente alla domanda di aiuto della paziente. Così la domanda comporta un livello cosciente ed uno inconscio; ma qualunque sia il livello, si tratta sempre della stessa domanda. Alla domanda di aiuto cosciente abbiamo risposto mediante l'analisi del desiderio sessuale e siamo quindi giunti alla domanda inconscia legata alla pulsione orale.
Il desiderio poi è sempre un desiderio sessuale, legato al fallo. "Il fallo è la metonimia del desiderio nell'essere" insegna Lacan.
Ciò che in effetti tiene il posto della pulsione inconscia è il desiderio del fallo, ora il fallo è quel che manca al soggetto per completarsi.
È al fallo che si mira nella parola in quanto significante mancante.
È così dunque che il desiderio rimane segnato dall'istanza della pulsione inconscia, il cui oggetto (seni, feci, sguardo, voce) sostiene la ricerca del soggetto alla ricerca di una soddisfazione. È così ugualmente che bisogna passare per il desiderio per trovare l'oggetto inconscio della domanda che è, l'analisi del desiderio lo dimostra, oggetto della pulsione.
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SUMMARY / RESUMÉ / ZUSAMMENFASUNG / RESUMEN
Request and desire
Taking up Lacan's distinction between request and desire, the Author notes that, in psychodrama as well as in psychoanalysis, an analysis of the desire behind the request must precede any response to the request articulated by the subject. In the first part he reports a case history in which the analysis of a female patient's homosexual desire led to the recognition of the oral drive underlying her request for help. The Author reaffirms that desire is always sexual, linked to the signifier-phallus. In the second part he analyzes examples taken from psychiatrists' supervision groups, in which medical examinations are enacted: he demonstrates that often the patient's request enkindles desire in the therapist, who thus becomes "blind" to the patient's request unless he proceeds to the analysis of his own desire as therapist.
La demande et le désir
Reprenant la distinction de Lacan entre demande et désir, l'A. réaffirme que même dans le psychodrame l'analyse du désir, en tant qu'elle est a la base de la demande, doit précéder toute réponse a la demande articulée du sujet. Dans la première partie il se réfère a un cas clinique, a une patiente don l'analyse du désir homosexuel a mené a la reconnaissance de la pulsion orale immanente a sa demande d'aide. Quant au désir, FA. insiste sur le fait qu'il est toujours sexuel, lié au signifiant phallus. Dans la deuxième partie il apporte des exemples empruntés a des groupes de contrôle pour psychiatres, où l'on joue des consultations. Il constate que souvent la demande du patient ravive le désir du thérapeute. qui devient ainsi "aveugle" a la demande du patient a moins qu'il ne procède a l'analyse de son propre désir.
Bitte und Begehren
Der Autor greift die Unterscheidung Lacans zwischen Bitte und Begehren auf und bestätigt, dass auch im Psychodrama das Begehren, auf dem die Bitte beruht, analysiert werden muss, bevor der Bitte entsprochen wird. Im ersten Teil wird ein klinischer Fall aufgeführt, in dem die Analyse des homosexuellen Begehrens einer Patientin zur Erkenntnis der oralen Pulsion führte, die der Bitte um Hilfe innewohnte. Was das Begehren betrifft, bestätigt der Autor, dass dieses stets sexueller Natur und an das Symbol des Phallus gebunden ist. Im zweiten Teil werden Beispiele aus einer Supervisionsgruppe für Psychiater angeführt, in denen Konsultationen dargestellt werden. Man stellt fest, dass die Bitte des Patienten oft das Begehren des Therapeuten anfacht und dieser infolgedessen "blind" wird für die Bitte des Patienten, falls er nicht zur Analyse seines Begehrens als Therapeut schreitet.
La demanda y el deseo
Retomando la distinción de Lacan entre demanda y deseo. ci Autor reafirrna que, también en el psicodrama, el anàlisis del deseo que es el fundamento de la demanda, debe preceder cada respuesta articulada a la demanda del sujeto. En al primera parte se refiere un caso clìnico en el cual se ve como el anàlisis del deseo homosexual en una paciente condujo a que se reconociera la pulsion orai inmanente a la demanda o pedido de ayuda por parte de la paciente. En cuanto al deseo, el Autor reafirrna que el mismo es siempre sexual, ligado al significante falò. En la segunda parte se muestran ejcmplos tomados de grupos de supervision llevados a cabo por psiquiatras, en los cuales se actuan las consulta*; se constata el hecho de que a menudo la demanda del paciente reaviva el deseo del terapeuta, el cual, de este modo, se vuelve "ciego" ante la demanda del paciente si no procede al anàlisis de su proprio deseo de terapeuta.