LA PRIVAZIONE FEMMINILE di Paul Lemoine
Esiste un unico sesso, il sesso maschile, affermava Freud nel 1905 nei Tre saggi sulla teoria della sessualità. "Con riguardo alle manifestazioni autoerotiche e masturbatorie, si potrebbe affermare che la sessualità delle bambine ha un carattere assolutamente maschile.
Anzi, se si sapesse dare ai concetti 'maschile' e 'femminile' un contenuto più determinato si potrebbe anche sostenere la tesi che la libido è, come regola e legge, di natura maschile, sia che si presenti nell'uomo o nella donna, a prescindere dal suo oggetto, sia quest'ultimo uomo o donna" (S. Freud, Tre saggi sulla teoria della sessualità, in Opere, voi. V, p. 525).
Questa prevalenza del pene o di ciò che nella bambina lo sostituisce è confermata dallo scritto del 1923 L'organizzazione genitale infantile: "cè bensì una mascolinità, ma non una femminilità; i termini dell'antitesi sono il possesso di un genitale maschile da un lato e l'esser evirati dall'altro" (S. Freud, Opere, Voi. IX, p. 567).
Dunque la donna è privata di un organo che avrebbe dovuto esserci. Ma dato che nel reale nulla manca, si può dire, come nota Lacan, che si tratta di un organo a valore simbolico, benché manchi realmente.
Le due sedute di psicodramma che ora racconterò illustrano bene il punto di vista di Freud sul carattere simbolico della nostalgia del pene nell'inconscio femminile, e sul carattere maschile della libido.
Prima seduta
Brigitte non è riuscita a tollerare la vista di un giardiniere che potava gli alberi del suo giardino. Quando si rappresenta la scena ci si rende conto che l'albero era lei, che i rami che venivano tagliati erano le sue membra; chiama il marito a testimone di quel che fa l'operaio. Dato che il marito protesta solo blandamente: "Tu, lo sappiamo bene che i tuoi rami sono stati tagliati, dice lei senza ben realizzare, sembra, quello che sta dicendo, e chiama il fratello (che da qualche tempo vive a casa loro). Il fratello, prudente, non prende partito. Ma assomiglia talmente al padre! E poi la sua osservazione va dritta al cuore di Brigitte, già la loro madre, dice, non aveva piacere che si tagliassero gli alberi. Brigitte non se ne ricordava, ma questo richiamo le fa venire in mente un'altra scena. Quando Lei era adolescente sua madre aveva rifiutato un piacere al marito: andare a fare un viaggio in Africa. Era una donna di casa ossessionata dai lavori domestici, e temeva di lasciarli incompiuti lasciando la casa. Brigitte prende le parti del padre, un uomo dolce come il marito, ma tanto più intelligente! Lei stessa attribuisce all'intelligenza un'importanza prevalente. È chiaro che mediante l'identificazione con questo tratto paterno colma il vuoto lasciato in lei dal fallo mancante. Questa mancanza, che le fa perdere ad ogni istante il precario equilibrio trovato, viene ravvivata ad ogni occasione. Si è visto come il giardiniere faccia sorgere in lei lo spettro della castrazione.
Il fallo si sostituisce qui al pene mancante. Da sostegno a Brigitte grazie all'identificazione da lei fatta con un tratto paterno. Un tratto simbolico è stato introiettato e messo al posto dell'organo reale e pieno che occulta. Così, non è più castrata in quanto donna. Ma abbiamo visto la fragilità di questa sostituzione dato che un banale incidente la coglie alla sprovvista. Brigitte si vive come una mutilata permanente.
Privata di qualcosa che non esiste, dato che il reale è sempre pieno, il dramma di Brigitte si svolge dunque a livello simbolico e non biologico. La cancellazione della sua femminilità, la sua identificazione con il padre, le assicuravano il possesso del fallo, sostituito al pene sotto forma di un tratto unario.
La seconda seduta che ora racconteremo mostra invece senza veli la privazione femminile. Metterà in rilievo l'aspetto reale della mancanza femminile, mentre la prima scena ne sottolineava lo spostamento su un tratto simbolico. Parlare di privazione e parlare di castrazione non è, come vedremo, equivalente.
Seconda seduta
Marguerite-Marie ci dice di avere degli strani rapporti con il padre. Racconta al gruppo che per Natale gli ha regalato un paio di slip di lana, perché gli tenessero caldo. Per rappresentare il ruolo del padre sceglie un uomo che ha dei rapporti seduttivi con una delle sue figlie, relazione appassionata pur non essendo incestuosa. Questa scelta è significativa di quanto di infantile è rimasto nel suo rapporto privilegiato con gli uomini. Nella scena rappresentata il padre prova gli slip, che si rivelano poi delle mutande di lana; la scelta del termine "slip", focalizzandosi sul sesso, costituiva già di per sé un indizio. Mentre dietro una porta immaginaria l'io ausiliare prova l'indumento intimo, Marguerite-Marie lo immagina che si sveste: "Ora si toglie la camicia, ora la canottiera, ora gli slip, ecc.". Come nella scena reale ritrova il desiderio infantile di vedere il pene paterno. "Il che, d'altra parte, era accaduto una volta", precisa Margue-rite-Marie.
La vista è per lei essenziale, come lo è per un'altra partecipante, ex monaca. Ma il desiderio di vedere della seconda era molto più ambiguo: il suo ricordo è talmente sfocato che non ricorda più se lo ha mai visto.
Anne è triste: questo discorso le ricorda infatti un matrimonio mancato, un anno prima. In questa settimana cade l'anniversario dei suoi primi rapporti sessuali con l'uomo che si era impegnato, alcuni giorni prima, a diventare suo marito. Ora rimpiange più la promessa andata delusa che quest'uomo, che ormai non ama più. Due o tre telefonate anonime ricevute negli ultimi tempi hanno riaperto la ferita. Pensa che sia quell'uomo a chiamarla. "È un'interferenza", le si obietta. "So riconoscere gli errori e distinguerli dai silenzi: due volte alla settimana rispondo ad S.O.S. Amitié "Telefono amico" in Francia, a domande di aiuto. Se sentissi la voce di quest'uomo non mi farebbe piacere. Con il tempo è ridiventato immaginario, ha perso il suo peso di presenza carnale. Mi sento nuovamente frammentata".
Da bambina, ad esempio, era molto sensibile alla voce della madre, ma solo la voce del padre la rassicurava.
Un'altra partecipante, Jacqueline, racconta allora come la presenza del padre placasse i suoi terrori infantili. Mentre la madre non riusciva a tranquillizzarla, si calmava quando il padre si avvicinava al suo letto.
Si ricorda della sua camicia da notte. Anche qui il pene del padre è, se non intravisto, per lo meno presente sotto il vestito.
Queste due sedute rivelano la persistenza dell'angoscia infantile dovuta alla privazione del pene nella bambina. Verificano bene la sorprendente affermazione di Freud secondo cui la libido è di essenza maschile. Alla luce della seconda seduta abbiamo constatato che la pulsione scopica, rimossa nel simbolico nella prima seduta, era riapparsa nel reale. In altri termini, il rimuovere il desiderio di vedere il pene del padre faceva ricomparire questo pene in forma spostata: il giardiniere castratore tagliava in effetti un pene. Si tratta qui di uno spostamento del tratto unario. Tutto ciò che fa parte del padre diventa unificante.
Nel gruppo, il più delle volte, la parola del terapeuta gioca questo ruolo rassicurante del padre, ma si producono ugualmente altri transfert su alcuni partecipanti. Così Jacqueline sogna:
«Mi trovo in una stanza con un tavolo, su questo tavolo c'è Alex tagliato a pezzi, come un coniglio; facevo la sua autopsia e mentre facevo l'autopsia Alex era vicino a me e mi parlava.»
«Su quel tavolo c'erano anche due palline, ne prendo una e chiedo ad Alex che cos'è. Mi risponde che sono uova».
Questi pezzi di corpo sono suoi, le associazioni lo rivelano, e questa voce virile li tiene insieme, come un tempo, durante i terrori notturni, la presenza del padre, con il pene presente sotto il pigiama.
Senza dubbio qui ripete un altro legame con il fratello maggiore e lo spostamento del padre al fratello non è di ieri. Così è incapace di rinunciare facilmente alla sua fissazione. Alex le appare come reale. Ora non sa nulla di lui e non fa che proiettare su di lui un altro personaggio immaginario, un'altra figura rassicurante del suo passato. "Anch'io, riconosce Marguerite-Marie, sono stata innamorata di Alex per tre giorni. Poi mi sono resa conto che non si trattava di lui, ma di mio fratello". Jacqueline, dal canto suo, ha questo bisogno di sentirsi abitata.
Conclusione
II nostro discorso ha posto in evidenza due forme maschili di libido: una tende al pene del padre, come oggetto desiderato, e l'altra non è che la rimozione della prima. Nei due casi la pulsione in gioco è la pulsione scopica, è interessato lo sguardo: la presenza del pene paterno è intuita più che essere percepita sotto i vestiti.
Nell'altro caso questa pulsione è più inconscia, e la sua rimozione consiste in un'identificazione con un tratto. L'identificazione è un mezzo per conservare al fondo di sé il personaggio maschile che è stato amato, senza ricordarsene. Dunque fallo e pene occupano un luogo di mancanza molto diverso, ma sono fondamentalmente segnati dal sigillo dello sguardo, È così opportuno distinguere, con Lacan, privazione e castrazione. Il desiderio del pene del padre corrisponde alla privazione della bambina.
La nostra seconda seduta ci rivela che questa privazione è reale, e che il pene ha una funzione simbolica di rassicurazione e di riunione del corpo spezzettato. Invece la prima scena mostra che possedere un fallo, dopo tutto semplicemente immaginario, accentua la fragilità di questo possesso.
Anche per Brigitte avere l'intelligenza del padre non compensa la privazione del pene ma ne accentua la mancanza. Pene e fallo non hanno dunque la stessa funzione. Questo pene simbolico e questo fallo immaginario strutturano diversamente l'Edipo femminile e, se Brigitte rimane più sensibile alla castrazione, è perché rimane più minacciata dal ritorno del rimosso, che le altre donne della nostra seconda seduta. Se questa privazione primaria ci è sembrata più facile da assumere della castrazione derivata, è proprio perché nel primo caso persiste la traccia del desiderio di vedere, mentre tale traccia è cancellata dalla rimozione nell'altro caso. Ma in un caso come nell'altro la libido femminile è appunto di essenza maschile.
SUMMARY / RESUMÉ / ZUSAMMENFASUNG / RESUMEN
Femine privation
The Author reports two sessions, with two different women, which provide clinical evidence for Freud's theory that there is only one sex, the male sex: woman is defined by the lack of an organ, the penis. Both cases are concerned with masculine forms of libido: the first with the desire for the father's penis and the second with the repression of the first form. The Author's conclusion is that while phallus and penis (which Lacan expressly distinguishes one form the other)constitute two very different lacks, both are related to the function of the glance.
La privation féminine
Par lillustration de deux séances avec deux femmes différentes en psychodrame. TA. apporte des exemples cliniques appuyant la théorie de Freud, selon laquelle il y a un seul sexe, le sexe masculin, au sens où la femme se définit par la privation d'un organe (le pénis) qui devrait être là. Dans les deux cas exposés il s'agit de deux formes mâles de libido, dont Tune vise le pénis désiré du père, et l'autre le refoulement de la première forme. La conclusion est que le phallus et le pénis (que Lacan distingue explicitement), bien qu'ils occupent deux places de manque très différentes, sont tous les deux en relation avec la fonction du regard.
Die Beraubung der Weiblichkeit
Anhand der Schilderung von zwei Sitzungen mit zwei verschiedenen Frauen liefert der Autor klinische Beispiele für Freuds Theorie, wonach nur ein einziges Geschlecht existiert, nämlich das männliche, in dem Sinne, dass die Frau definiert wird durch das Fehlen eines Organs (des Penis), das eigentlich vorhanden sein sollte. In den beiden angeführten Fällen handelt es sich um zwei Arten männlicher Libido, von denen die eine auf den väterlichen Penis ausgerichtet ist, der begehrt wird, während die andere die Beseitigung der ersten Form darstellt. Schlussfolgerung ist, dass Phallus und Penis (die von Lacan ausdrücklich unterschieden werden) zwar zwei ganz verschiedene Stellen des Mangels einnehmen, jedoch beide in Beziehung zur Funktion des Blickes stehen.
La privacion femenina
Ilustrando dos sesiones con dos mujeres distintas, el Autor suministra ejemplos clìnicos de la teorìa de Freud, aquélla segùn la cual existe un solo sexo, el masculino, en el sentido de que la mujer se define por la privacion de un òrgano (el pene) que deberìa tener. En los dos casos expuestos se trata de dos formas masculinas de libido, una de las cuales se dirige al pene deseado del padre y la otra es la represión de la primera forma. La conclusion es que falò y pene (expresamente diferenciados por Lacan), aùn ocupando dos lugares de falta muy distintos, estàn, ambos, relacionados con la función de la mirada.