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LA GRAMMATICA DI UN ONIRODRAMMA DEDICATO A PIRANDELLO di Caterina Selvaggi

Vorrei commentare l'onirodramma ambientato in un teatro, che al Flaiano è stato inscenato come un testo teatrale. Nel sogno spiccano alcune ambiguità, relative al tema dei ruoli, certamente giustificate dalla speciale logica dell'inconscio ma evidenziate dalla messa in scena come problematiche.

Si tratta di ambiguità che fanno temere una possibile identificazione tra la libertà da un ruolo costrittivo e la libertà tout court, la possibilità del non-ruolo, del non-legame, della non-comunicazione, che è un'aspirazione assoluta e irreale. La sintassi dei casi contenuta nel sogno offre questa ambiguità così come il sogno ce la presenta, e vedremo che questa ambiguità è nella situazione psicologica ancora non definita del sognatore stesso, che la riverbera nel suo sogno.
Il sogno come ricorderete era un sogno in teatro con delle attrici che fingevano pirandellianamente di essere parte del pubblico, e si dicevano delle Frasi significative. Queste frasi pongono una corrispondenza metaforica tra le relazioni tra casi grammaticali e le relazioni tra uomini. È con questa corrispondenza simbolica che il sogno ci parla. Come introduzione alla messa in scena del sogno è stato detto da Rosati, anzi dal Dr. Hinkfuss, che il problema esistenziale del sognatore era di uscire fuori da una situazione familiare che non corrispondeva più alla sua realtà sentimentale, in quanto era innamorato di un'altra donna con cui avrebbe voluto vivere. Il sogno dunque rivela questa condizione umana di trapasso dalla prima situazione umana alla seconda, non ancora accettata. E si conclude con una frase, fondamentale, pronunciata dalla figura della donna sconosciuta interpretata qui al Flaiano da Elsa De Giorgi, che è come una sintesi del significato intenzionale, anche se di un'intenzionalità profonda, non consapevole ancora e perciò sognata solamente: "Questo costituisce una benedetta autorizzazione a fare e a vivere... si tratta di ritrovare il coraggio di rompere gli schemi".
La figura della donna sconosciuta appare molto complessa, certo simbolica (in senso linguistico, cioè metaforica) della nuova vita che il sognatore desidera intraprendere senza avere ancora il coraggio e allude forse all'archetipo della vita stessa.
Vediamo ora in che consiste questo rapporto tra uomini e nomi. Ad un certo punto è detto: "Ci sono nomi che reggono il genitivo". "Il genitivo è una specie di arco che si ripiega su se stesso, una virgoletta che da senso di possessione. L'accusativo è una freccia diretta aperta che va da un punto all'altro". Infine due frasi illuminanti: "Ci sono nomi che non possono reggere l'accusativo". "Ci sono nomi che si reggono da sé e basta".
Teniamo presente queste due frasi perché esse ci appaiono la chiave di lettura del sogno, grazie ai legami sintattici che esistono tra i nomi ma che alludono ai legami che possono esserci tra gli uomini. È come se il sognatore dicesse: le relazioni tra i nomi sono come le relazioni tra gli uomini. Per es.: "ci sono nomi che non reggono l'accusativo" è equivalente a: "ci sono persone incompatibili con le altre" e cioè ci sono tra gli uomini relazioni di incompatibilità. Dunque: "ci sono nomi che si reggono da sé" deve corrispondere ad un tipo di relazione anche tra uomini.
Ma esistono uomini "che si reggono da sé?". Non più di quanto possano esistere nomi che veramente si reggono da sé. Vediamo che ciò non è possibile né per i nomi né per gli uomini. Sarebbe un errore arrivare allo psicodramma nell'illusione che ci si possa liberare di ogni possibile relazione, in una libertà puramente indefinibile, perché estranea a qualunque definizione di ruoli e dunque di relazioni tra le persone. Libertà dal ruolo non vuoi dire libertà da ogni ruolo.


Vediamo intanto se esistono nomi "che si reggono da sé". Nel sogno si usa la sintassi dei casi tradizionale, che si insegna nelle scuole. Ma da Chomsky in poi esistono altre grammatiche, la grammatica trasformazionale, per esempio e in particolare la semantica generativa trasformazionale, quale si è sviluppata a partire dalla critica rivolta alla Teoria Standard di Chomsky da parte di autori come Me Cawley, Lakoff, Fillmore, Ross, Postai e che in Italia trova una interpretazione nella scuola di Parisi e Antonucci.
La vecchia sintassi dei casi non mette in evidenza altro che la struttura superficiale della frase, non quella profonda.
Così il genitivo è unico a livello superficiale, ma abbiamo diversi genitivi a livello profondo: pensiamo ad una frase come "II perdono del professore mi sorprende", abbiamo un genitivo superficiale ma due genitivi a livello profondo, cioè il perdono che il professore esprime verso qualcuno, e il perdono che il professore riceve da qualcuno. Genitivo soggettivo e genitivo oggettivo, a seconda delle interpretazioni scelte. La sintassi dei casi resta in superficie.
Scopriamo invece il senso profondo delle parole del sogno. Ci sono nomi che reggono il genitivo. Ci sono nomi che non possono reggere l'accusativo, ci sono nomi che si reggono da sé. Ma che vuoi dire "reggere?". Anche prima di Chomsky la reggenza è considerata (da Hyemslew ad esempio) una relazione o funzione di dipendenza del tipo: y = t (x) in cui abbiamo una variabile indipendente cioè la x e la y.
Nel nostro caso "il nome che regge il genitivo" è la variabile indipendente e il genitivo è la variabile dipendente. Il nome X regge il genitivo Y. Vediamo che non esistono nomi che "si reggono da sé". Ad esempio gli avverbi sono nomi che potrebbero sembrare "reggersi da sé e basta". Facciamo un esempio: "Giovanni mangia una mela avidamente"; (tipico esempio da linguista, cioè elementare). L'avverbio "avidamente" sembra "sciolto", lo possiamo mettere dove ci piace, all'inizio o alla fine. Potrebbe reggersi da sé? Riduciamo l'analisi al minimo essenziale.
Da un punto di vista semantico emerge il ruolo dell'avverbio. Ecco come:
 
(Pred) avidamente
(Pred)
sta mangiando  
INSERIRE IMMAGINE +++
(Arg) Giovanni
(Arg) una mela
II predicato è il concetto, pressappoco (sta mangiando) e gli argomenti sono gli individui cui esso si riferisce (Giovanni e la mela). E l'avverbio? L'avverbio è niente meno che il predicato cui l'intera frase nucleare "Giovanni sta mangiando la mela" fa riferimento, cioè "avidamente" è il predicato di cui la frase è l'argomento. Si chiama avverbiale l'avverbio che regge l'intera frase, da cui l'intera


frase dipende, da un punto di vista di semantica profonda. Quello che veramente si vuoi dire non è tanto che Giovanni sta mangiando una mela, ma che la sta mangiando avidamente: quello che la linguistica testuale chiama "focus" informazione principale della frase.
È dunque giusto che l'avverbiale regga l'intera frase. Ma allora esso non è un nome sciolto, è un nome che rientra nella relazione di dipendenza y = t (x) col ruolo di variabile dipendente.
È questo un ruolo "sciolto", cioè autosufficente?
La X (avverbio) da cui la frase (Giovanni sta mangiando la mela) dipende è parte di una precisa relazione in cui ha una funzione fondamentale. Dunque reggersi da sé non vuoi dire essere sciolti da legami di ogni tipo, ma solamente essere una variabile indipendente dentro una relazione di dipendenza.
Il nostro sognatore però ha detto che ci sono nomi che si reggono da sé "e basta". Perché? Perché il suo desiderio sarebbe quello di essere una variabile indipendente, equivocando su questo ruolo. Pensiamo adesso alle acquisizioni della pragmatica della comunicazione, che va oltre la semantica fin qui considerata. Per esempio Watzlawick, Beavin e Jackson ritengono che vi sono due tipi fondamentali di relazione fra gli uomini: la simmetria e la complementarietà. Si tratta di relazioni tra i partecipanti alla comunicazione. La pragmatica della comunicazione infatti si occupa proprio della relazione che sottende l'atto comunicativo come dimensione condizionante il significato stesso della comunicazione..
Accade così che semantica e pragmatica della comunicazione si intersecano e non sono separabili. Queste relazioni fondamentali, che sottendono la comunicazione, e cioè la simmetria e la complementarietà, possono essere rintracciate proprio analizzando le frasi del nostro sogno. "Ci sono nomi che non possono reggere l'accusativo", vuoi dire che ci sono persone legate da rapporti di competitività (e incompatibilità), cioè di simmetria. Invece "ci sono nomi che si reggono da sé" sono le relazioni in cui le persone hanno rapporti di complementarietà fra loro; poiché si tratta di rapporti di dipendenza-indipendenza, come abbiamo già visto, e questi rapporti sono proprio rapporti di complementarietà reciproca, ovvero, di dipendenza reciproca. Dipendenza nel senso che comunque la variabile indipendente, secondo Watzlawick, ha un ruolo che non esisterebbe in quanto tale senza la variabile dipendente. Dunque il rapporto mistificato come rapporto di dipendenza (e di indipendenza) a livello di sintassi superficiale, si rivela comunque come un rapporto di complementarietà a livello semantico e pragmatico.
Nella situazione di transizione e di difficoltà il nostro paziente sognatore rivela, col suo sogno, di desiderare di fuggire dalla relazione umana tout court. Travestendosi da variabile indipendente egli si illude che questa posizione non comporti un ruolo preciso, rigido anche nella sua apparente indipendenza.
Siamo arrivati finalmente al discorso sulla spontaneità. Non si creda che lo psicodramma pretenda di raggiungere la spontaneità fuggendo dai ruoli. Lo psicodramma insegna invece un'altra cosa: a variare i ruoli, a giocare con essi, a vivere ora un ruolo ora un


altro senza essere imprigionati dentro un solo ruolo, rigido anche nella sua apparente indipendenza, costrittivo perché riduttivo della personalità, delle possibilità di ruoli diversi che ognuno di noi può vivere potenzialmente. Attenzione perciò, alle variabili indipendenti, che sono incastrate (e quindi non libere) esattamente quanto le variabili dipendenti. Spontaneità e libertà sono in fondo la assunzione parziale del ruolo. La dipendenza si rivela invece una relazione di interdipendenza, di complementarietà; e perciò l'obiettivo terapeutico e culturale non è l'assunzione rigida del ruolo di indipendenza ma il gioco libero dei ruoli nessuno escluso.
Pirandello ha capito bene la complementarietà in Questa sera si recita a soggetto allorché presenta la relazione torturatore-torturato, Verri-Mommina, in cui il torturatore è complementare al torturato.
Il torturatore ha un ruolo ben preciso e né è schiavo come il torturato. Nessuno dei due è libero.
Linguistica e terapia relazionale procedono perciò nella stessa direzione, così come la tecnica dello psicodramma non può fare a meno del "ruolo". In tutte queste diverse situazioni concettuali la comunicazione tra esseri umani non si costituisce solo a partire dal significato del linguaggio ma anche a partire dall'atto linguistico che lo sostiene.
La semantica e la pragmatica, scrive Petofi, interferiscono l'una sull'altra. Il linguaggio non è solo ciò che dice ma anche ciò che fa. E attraverso quello che il linguaggio fa come azione si definiscono le relazioni tra i partecipanti alla comunicazione, così come esse incidono sul significato della comunicazione stessa.
La circolarità di questo modello esclude che si possa comunicare qualcosa senza contemporaneamente comunicare cosa vogliamo essere e cosa vogliamo che l'altro sia.

 


SUMMARY


The Grammar of a Pirandello Inspired Dream
The Author talks about a dream taking place at a theatre where "a play within a play" is going to be performed according to Pirandello's theories. Linguistical and semantic concepts are used to interpret the meaning of the dream and to approach the theory of the roles in psycho drama.

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