A Christmas Carol di Dickens è il più famoso racconto di tutti i tempi: al di là delle letture e delle messe in scena, ha suscitato un'interminabile serie di spin-off e versioni, in forma di film, opere, balletti, disegni, cartoni animati e lavori in 3D. Nel 2005 l'unica versione a mancare all'appello era quella di un socioplay televisivo che proponesse la redenzione di Scrooge ad attori-spettatori disposti ad entrare nel gioco di ruolp dei fantasmi. Ottavio Rosati, con Renata Biserni, Enrico Santori e il gruppo di Plays, propongono ai partecipanti un evento multimediale dove si intrecciano i registri del teatro e del cinema a quelli della televisione, del video-jockey e persino della musica lirica. L'adattamento del racconto, in versione eno-gastronomica, è di Alfredo Antonaros. La consulenza letteraria è del prof. Malcolm Andrews (Kent University) direttore della rivista "The Dickensians" e autore del libro Charles Dickens and His Performing Selves (Oxford Univ. Press, 2007). Per combinare Vita e Forma, Ottavio Rosati gira in autunno vari video di Marley e dei fantasmi "terapeutici" nel campanile di Santa Maria in Trastevere. Il socioplay finale però non avviene nella Basilica, come previsto, ma al Teatro della Città del Gusto di Roma per volontà di RaiSat che monta un programma di un'ora e lo trasmette la Vigilia di Natale con sei repliche tra il 24 e il 26 dicembre. Da cosa nasce l'idea di questo socioplay-evento tra letteratura, rito e psicoterapia? Il lavoro parte da forti sentimenti ma pure da una riflessione storico-teorica che individua in A Christmas Carol dimensioni psicologiche di rilievo: Scrooge oggi, più che avaro, sembra un povero-ricco malato di alessitimia, la sindrome di chi non ha spazio né parole per gli affetti. Ne parla Vincenzo Caretti nel suo commento (clicca qui per il video). Il trio degli Spiriti di Natale sembra alludere a una triplice psicoterapia, freudiana (Christmas Past), gruppale e moreniana (Christmas Present) e junghiana (Christmas Future). Il percorso di redenzione di Scrooge sarebbe dunque un percorso terapeutico in cui Dickens intuisce che la nascita della psicoterapia in Europa è alle porte.
Dopo una serie di repliche che hanno luogo a Roma, Venezia e Torino, la seconda edizione del socioplay (2007) avviene in collaborazione col Teatro Stabile di Catania, a cura di Ezio Donato, per celebrare la riapertura del Teatro Moncada: un teatro di metallo e cemento, antitetico a quello della Città del Gusto, fatto di specchi e velluti. A Librino (un quartiere popolare disegnato con gelo giapponese) sbarcano per il socioplay Dickensiano decine di bambini e ragazzi accompagnati dai loro insegnanti. I video realizzati per il socioplay di RaiSat entrano, come catalizzatori, nel socioplay al Moncada descritto in un nuovo video (clicca qui).
La terza edizione del socioplay avviene nel 2008 con la partecipazione di un gruppo di analisti di scuola junghiana nella sede romana dell'AIPA. Prende così forma un nuovo genere di evento, in parte strutturato in parte improvvisato, che a Natale lega gruppi diversi in un gioco al di là dello spazio e del tempo.
PROLOGO (clicca qui per il video) Con l'introduzione al Vangelo di Luca fatta da don Matteo Zuppi, Ottavio Rosati propone l'idea alla base del socioplay: Dickens nel Canto di Natale ristruttura la parabola di Lazzaro ed Epulone con un finale fantaevangelico e fantascientifico.
MARLEY (clicca qui per il video) Un video interattivo che invita ogni spettatore a diventare 'spett-Attore' leggendo ad alta voce le risposte di Scrooge a Marley in un role-playing che è un karaoke interrattivo. Francesco Carnelutti nel ruolo dello spettro si muove sull'antico contro-soffitto della Basilica.
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